Pdl/ Per Fini non ci sarà nessun erede. “La parola agli elettori, come nel Pd”

Pubblicato il 29 Giugno 2009 - 18:25 OLTRE 6 MESI FA

(«Amo il mare ma i delfini stanno in mare ed è bene lasciarli lì’. Stanno anche nelle monarchie, per quanto istituzionali ma la nostra è una Repubblica e quindi… Poi, quanto agli eredi, poiché siamo in una democrazia, per quanto complessa come la nostra, saranno sempre e solo gli elettori del partito a scegliere, per quanto riguarda la leadership».

Gianfranco Fini smonta tutta la terminologia politica che da tempo gli ruota intorno per tratteggiare ipotetici scenari futuri nel centrodestra. Le domande che arrivano nel salone dell’Hotel Ritz, dove si tiene il Forum di “Nueva economia”, il think tank trasversale al quale, per dirne alcuni, appartengono Attali, Barroso, Trichet ma anche Prodi, consentono al presidente della Camera di fissare alcuni paletti. E dunque della guida del Pdl decideranno «gli elettori, il partito, se e quando sarà opportuno». Significativo il richiamo al percorso di un altro partito, il Pd. «Accadrà quello che avverrà tra pochi giorni nel Pd: saranno gli iscritti che si pronunceranno, senza alcun erede o delfino. In futuro, anche nel Pdl sarà così e lo stesso Silvio Berlusconi lo ha detto con chiarezza nei giorni scorsi solo che avendo detto una cosa molto saggia pochi l’hanno ripresa mentre da noi c’è la consuetudine di dare grande risalto con quelle originali». «Le cose sono semplici e non c’è motivo di farle complicate», prosegue Fini, che fa seguire altre osservazioni circa la vita interna nel centrodestra italiano:«rivendico al mio ex partito la scelta di aver dato vita ad un unico raggruppamento, il Pdl che è uscito confermato dalle Europee come, di gran lunga, il primo partito». «L’attuale coalizione e guida d’Italia, l’alleanza strategica tra Pdl e Lega, ha avuto – ribadisce – anche alle Europee un risultato che non va sottovalutato, pur con le cautele del caso perché una consultazione europea non è immediatamente paragonabile con quella con il parlamento nazionale. Resta il fatto che quell’alleanza è uscita rafforzata dalle urne e questo non è un elemento usuale in Europa. Non si può dire che il centrodestra dopo le Europee sia più debole ma anzi il contrario». L’unica notazione che Fini si concede è che «si può poi discutere del rapporto tra Pdl e Lega, ma questa è una questione domestica e non mette conto parlarne qu».