È stato raggiunto nella notte, dopo ore di trattative, l’accordo tra governo e regioni sul piano casa, che sarà portata nella mattinata di mercoledì 1 aprile al vaglio della conferenza unificata e, sempre a palazzo Chigi, sarà sottoposto al Consiglio dei Ministri.
Il piano casa recepisce quasi integralmente la bozza votata all’unanimità dalle regioni martedì mattina, frutto a sua volta di un lungo confronto con l’esecutivo: sì agli aumenti volumetrici del 20 per cento per le abitazioni uni e bifamiliari e comunque fino a 1.000 metri cubi, e del 35 per cento in caso di demolizioni e ricostruzioni nel rispetto delle biotecnologie e la sostenibilità ambientale.
Gli ampliamenti saranno affidati alla legislazione delle singole regioni, che hanno 90 giorni per adeguarsi pena l’affiancamento del governo.
Dagli ampliamenti sono esclusi i centri storici, le aree vincolate e i parchi. Il governo invece varerà entro dieci giorni un decreto ‘leggero’ per la semplificazione normativa di esclusiva competenza dello Stato.
Restano fuori i punti di frizione dell’ultima ora, cioè le risorse da stanziare per l’edilizia pubblica e gli affitti sociali. Le regioni prevedevano in proposito lo stanziamento delle risorse dell’Iva ricavata dall’operazione, oltre a non specificate ‘risorse aggiuntive’. Questi due passaggi sono saltati: in cambio governo e regioni si impegnano a varare uno studio di fattibilità per reperire risorse da destinare soprattutto agli affitti.