Pino Giammarinaro: una vita tra sanità e politica

PALERMO – Pino Giammarinaro: chi fa politica in Sicilia conosce il peso di quest'imprenditore di 65 anni, al quale sono stati sequestrati beni per 35 milioni di euro da polizia e guardia di finanza nell'ambito di un'operazione nel settore della sanita'. Nato nella Dc con la corrente andreottiana, Giammarinaro per anni e' stato considerato molto vicino ai cugini Nino e Ignazio Salvo, esattori e uomini d'onore della famiglia mafiosa di Salemi (Tp). Dai suoi rivali spesso viene definito ''il burattinaio'', tra coloro che dalle retrovie tirano le fila dei giochi politici nella provincia di Trapani. Pur essendo uscito dai palazzi del potere sedici anni fa, Giammarinaro, in realta', non e' mai stato ''un pensionato'' della politica. Il suo ultimo ''capolavoro'' e' stato lo sbarco a Salemi del critico Vittorio Sgarbi. Un motivo d'orgoglio per l'ex carpentiere diventato imprenditore nel settore dell'edilizia: ''Rivendico il merito di avere prima svolto un'intensa opera di persuasione affinche' Sgarbi accettasse di candidarsi e poi di aver fattivamente contribuito, insieme a molti altri, al suo successo elettorale'', scriveva Giammarinaro lo scorso ottobre nel pieno di una crisi interna alla giunta guidata dal critico d'arte. La sua ascesa tra la gente che conta comincia a meta' degli anni Ottanta, quando viene indicato dalla Dc come presidente del comitato di gestione dell'Usl di Mazara del Vallo (Tp). Nel '91 si candida alle regionali nella lista dello scudocrociato. In suo sostegno fa tappa a Trapani Giulio Andreotti, allora presidente del Consiglio. E' un successo: Giammarinaro ottiene 50.264 voti su 109.261 di lista. Ma la sua carriera a Palazzo dei Normanni viene interrotta bruscamente da un mandato d'arresto. L'Ars lo sospende. Il deputato e' accusato da due Procure: Palermo gli contesta il concorso esterno in associazione mafiosa, Marsala la corruzione e la concussione. Il politico pero' sfugge alla cattura, rifugiandosi in Croazia, dove rimane per quasi due anni. Quando si costituisce, alla frontiera tra Italia e Slovenia, patteggia la pena di un anno e dieci mesi per i reati di corruzione e concussione, risarcendo con 200 milioni di veccie lire l'Usl di Mazara del Vallo. Il processo per il concorso esterno in associazione mafiosa si conclude con l'assoluzione. Per il pm Antonio Ingroia non c'era la prova che Giammarinaro avesse in effetti favorito Cosa nostra; viene pero' sottoposto a quattro anni di sorveglianza speciale, con l'obbligo di soggiorno nel comune di Salemi, la sua citta'. Tenta il ritorno in politica con Democrazia europea, senza riuscirci; quindi aderisce al ''Biancofiore'' di Toto' Cuffaro, candidandosi e sfiorando l'elezione alle regionali del 2001, con 9.277 voti. Poi il passaggio all'Udc e di recente l'adesione al Pid.

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