«Sembrava di essere in guerra». Sono le parole con cui il comandante della nave da crociera Melody, Ciro Pinto, ha descritto all’Ansa cosa ha provato durante l’attacco di sabato sera avvenuto mentre si trovava in pieno oceano, a 180 miglia dalle Seychelles e a 600 miglia dalle coste somale.
Sono circa le nove e mezza quando un gommone, con a bordo un commando di uomini armato con fucili kalashnikov, apre il fuoco contro la Melody colpendo la parte sinistra dell’opera morta della nave (ossia la parte di scafo al di sopra del piano di galleggiamento). Sull’imbarcazione ci sono 991 passeggeri e 536 membri dell’equipaggio, tra i quali 134 italiani, tutti salvi grazie alla prontezza del comandante e della sua squadra.
Il servizio di sicurezza, quasi interamente di origine israeliana perchè considerati i migliori, è intervenuto non appena gli assalitori, che hanno sparato raffiche intimidatorie in aria ed anche alcuni colpi contro la fiancata della nave, hanno tentato l’arrembaggio con una scaletta. La situazione ha perciò costretto l’equipaggio a utilizzare le armi in dotazione alla nave: pistole normalmente tenute in cassaforte, sotto la doppia responsabilità del capo della sicurezza e del comandante in seconda. Poco dopo sono stati tirati fuori anche gli idranti anti-incendio.
Pinto, che in passato ha subito un assalto da un pirata armato di scimitarra quando era comandante di un mercantile in Sud Africa, ha usato la sua esperienza per compiere varie manovre e altre azioni di disturbo, così da rendere troppo pericoloso per i pirati l’abbordaggio.
La Melody ha riportato solo lievi danni: fori di proiettile nella fiancata, vetri rotti, una lancia di salvataggio colpita. La navigazione è ripresa serenamente e i passeggeri sono illesi, a parte uno spavento e qualche leggera escoriazione.
Giulia De Luca
Scuola Superiore di Giornalismo Luiss Guido Carli
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