Si sta aggravando la crisi nell’Oceano Indiano dove quattro pirati somali tengono in ostaggio su un piccolo battello il capitano Richard Phillips, di cittadinanza americana, che comandava la nave Maersk Alabama fino a quando i pirati hanno cercato di sequestrarla mercoledi scorso.
I pirati sono stati respinti dall’equipaggio, anch’esso americano, ma sono riusciti a portare Phillips con loro.
Un cacciartopediniere lanciamissili della marina Usa è già sul posto, a circa 480 km dalla costa somala sull’Oceano Indiano, ed altri navi Usa si stanno avvicinando.
Ma si stanno avvicinando anche quattro navi precedentemente sequestrate dai pirati, su due delle quali si trovano 54 ostaggi originari della Cina, della Germania, della Russia, dell’Ukraina, delle Filippine, di Tuvalu, dell’Indonesia e di Taiwan.
I pirati temono di essere catturati dagli americani se consegnassero Phillips, e sperano di potersi unire alle navi in arrivo ed usare gli ostaggi a bordo come scudi umani.
Nell’annunciare l’arrivo di altre unità da guerra nella zona, il generale americano David Petraeus ha dichiarato di voler essere sicuro di avere sul posto «tutte le capacità necessarie per far fronte a quanto potrà avvenire nei prossimi giorni».
I moderni Barbanera stanno creando fastidi al presidente Barack Obama, sulla cui agenda c’è gia’ una lunga lista di problemi di politica estera da affrontare.
L’amministrazione Usa sta cercando di non dare troppa importanza alla crisi, mentre sono in corso delicate trattative per ottenere la liberazione di Phillips.
«Stiamo ovviamente usando la massima cautela», ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Robert Wood, «ma a questo punto non posso dire di più».
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