Poveri e poco intelligenti vivranno di meno. Secondo uno studio inglese chi è più intelligente è più sicuro di non ammalarsi

Avere un quozionte intellettivo più basso della media è di per sé un fattore di rischio di malattie cardiovascolari e morte, secondo uno studio britannico. Condotto su oltre 4.000 ex soldati statunitensi, lo studio ha rilevato che il qi da solo spiegava oltre il 20% delle differenze di mortalità fra coloro che appartenevano a gruppi sociali diversi, in pratica tra ricchi e poveri. Il dottor David Batty, che ha diretto lo studio, ha commentato: «Già sapevamo che le persone svantaggiate dal punto di vista socio-economico hanno una salute meno buona e tendono a morire prima di malattie cardiovascolari e cancro o per incidenti».

Lo status sociale influisce infatti sulla mortalità, specialmente sull’incidenza di infarto e ictus. Molte di queste differenze sono state ascritte dagli scienziati a fattori quali lo stress, il reddito e comportamenti come la dieta e il fumo, ma la ricerca diretta da Batty indica che potrebbero esserci altri fattori che spiegano il gap tra classi ricche e povere in fatto di longevità e salute. Secondo l’esperto britannico, si tratterebbe di fattori psicologici ancora poco studiati, di cui l’intelligenza è solo uno. Inoltre, chi ha un livello di istruzione più alto gestisce meglio la propria salute. L’equipe di Batty ha studiato un gruppo di 4.289 veterani americani. In linea con le attese, quelli che avevano un livello di istruzione e un reddito più basso avevano un rischio più alto di morire di malattie cardiovascolari. Ma quando i ricercatori hanno preso in considerazione il qi, questo da solo spiegava il 23% delle differenze nella mortalità tra i veterani più ricchi e quelli più poveri.

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