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Putin, purghe senza fine, chiuso anche il Centro Sakarov, l’ultimo spazio di libertà in Russia: “agente straniero”

 Putin  come Stalin il Terribile, l’inventore delle “purghe ”. Lo zar è nella scia di Iosif, “l’uomo di acciaio” (per la durezza del carattere).

Stalin imperò dal 1924 fino alla morte (5 marzo 1953). Putin, oggi 70enne, è in sella dal 1999,  è al suo quarto mandato e  vede ombre dappertutto.  Di qui la drastica eliminazione degli oppositori del suo regime.  Gli ultimi della (lunga) serie sono i frequentatori-attivisti del Centro Sakarov; un centro che aveva 27 anni di storia sempre nel solco della animazione della società civile.

Il Centro ha calato il sipario definitivamente, ultima tra le illustri vittime del giro di vite impresso da Putin, una ossessione iniziata col conflitto in Ucraina. Il Centro Sakarov è intitolato al fisico russo premio Nobel per la pace (1975) che è stato uno dei più famosi dissidenti dell’era sovietica scomparso nel 1989.

Il centro Sakarov è stato per quasi trent’anni uno dei luoghi simbolo della nuova Russia seguita al crollo dell’URSS ospitando centinaia di dibattiti, avvenimenti culturali e museo sulla repressione sovietica. La primavera scorsa gli animatori erano stati costretti a lasciare i locali fino ad allora a disposizione gratuitamente dalle autorità della città perché era stato bollato come “agente straniero “  e ora una Corte della capitale ha accolto la richiesta del Ministero della Giustizia di interromperne le attività.

PUTIN, LE SUE MOTIVAZIONI SURREALI

Le motivazioni adottate sono che il Centro ha organizzato una mostra itinerante su Sakarov in regioni dove non aveva sedi di rappresentanza. Di più: nella circostanza è stato diffuso un video senza autorizzazione.

In un post su Facebook il direttore Serghei Lukashevsky ha detto sconsolato: ”Tutto quello che accade oggi è l’esatto opposto di ciò per cui Sakarov ha combattuto.”

Le stesse farlocche motivazioni erano state addotte nel gennaio scorso per mettere al bando la più vecchia organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani in Russia, il Moscow Helsinki Group, fondato addirittura nel 1976. In  aprile Putin aveva ordinato la chiusura del centro analitico Sova per lo studio di xenofobia, nazionalismi e problemi relativi ai diritti umani.

LA GUERRA INTANTO PRESENTA IL CONTO

Intanto che Putin liquida gli oppositori, la guerra presenta il conto. Si parla di mezzo milione di morti e feriti sull’uno e l’altro fronte. E sul fronte occidentale, come riportato dal Washington Post, si inizia a dubitare del successo a tutto tondo della controffensiva Ucraina.

Il quotidiano USA aggiunge:”Non ci si aspetta che la controffensiva riuscirà a raggiungere Melitopol, base strategica per il conflitto, visto che permette alla Russia di spostare truppe e rifornimenti dalla Crimea verso i territori occupati”. La tensione è alle stelle e il conflitto non trova ancora pace.

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