Ultime da Mosca: Putin è sempre più saldo. Ha annunciato venerdì scorso la ricandidatura per le presidenziali russe (15-17 marzo 2024).
Non ha rivali e quelli che c’erano sono spariti; Il quinto mandato e’già in cassaforte. Il carrozzone del voto deve ancora mettersi in movimento che il risultato è blindato in partenza. Tranquilli,lo zar è in una botte di ferro. Può dormire,come si dice, “tra due guanciali”.
Zero timori. Ha rassicurato tutti Ella Pamfilova,70 anni, presidente della commissione elettorale:”In Russia non c’è bisogno di baloccarsi con modalità in stile occidentale quando si ha un leader che gode di una popolarità intorno al 90%”.
Dunque niente candidati sullo stesso piano,addio campagna elettorale libera, credibilità dello spoglio delle schede, nessuna persecuzione degli oppositori politici. Putin in 24 anni di potere assoluto ha corazzato il Paese.
Gli eventuali candidati della vera opposizione sono in galera, le tv libere sono state liquidate vent’anni fa, le redazioni dei giornali indipendenti sono finite all’estero, i brogli sono la prassi. Amen.
LO ZAR VUOLE LA RESA DI KIEV
Vladimir Putin ha avuto il miglior mese da quando si è arenata l’invasione. La controffensiva Ucraina sembra essersi esaurita, non c’è sicurezza che Kiev possa essere rifornita in maniera adeguata a giustificare le proprie ambizioni.
Putin si sente più sicuro e quindi si ricandida, guardando con speranza al 2024: se vincesse Trump, lo zar si augura che il rubinetto degli aiuti a Kiev possa ridursi. Non punta ad arrivare ad una trattativa per chiudere il conflitto, non vuole nessuna trattativa, neppure se gli fossero concessi tutti i territori annessi.
Lui vuole una resa. Il suo obiettivo è quello di poter arrivare al collasso dell’Ucraina.
FINITO L’ISOLAMENTO DIPLOMATICO
In questo mese, a quasi 2 anni dall’inizio del conflitto, Putin è uscito dal bunker. Fino a 2 settimane fa poteva contare solo sulla Cina, ma adesso ha dalla sua parte una cordata di Paesi non allineati, certamente non filo occidentali.
E Putin cercherà di capitalizzare questo momento di gloria diplomatica per stravincere le elezioni del prossimo marzo. In più c’è la sinergia tra Mosca e Teheran e avendo un rapporto diretto con Hamas ha messo in difficoltà, e non poco, l’amministrazione Biden.