Mi sento e mi faccio più democratico e progressista, anzi più di sinistra di popolo se alle primarie mi vesto da partito che vota anche via web, oppure mi sento e mi faccio più austero e affidabile, e pur sempre riformista ma soprattutto pragmatico se alle primarie mi vesto da partito che vota solo ai gazebo, diciamo in presenza di elettore/militante/ simpatizzante? Al bivio tra Vad (voto a distanza come fosse una Dad) o la presenza come fosse una vera elezione, il Pd si è scoperto, anzi confermato il partito del grottesco che più grottesco non si può, il partito dell’anche no e anche sì, il partito del “tavolo” dove ogni ragione è un torto e ogni torto è una ragione. Alle primarie per il segretario futuro/a del Pd si voterà in presenza, ma anche via web.
La via del web però accessibile solo se dotti dello status di categoria disagiata e fragile. Voto via web per anziani, non specificata l’età in cui si è anziani, hai visto mai fosse discriminazione anagrafica? Voto via web ammesso per disabili (mediante auto dichiarazione), residenti in “zone impervie” oppure studenti fuori sede. Un delirio buro politichese inapplicabile e buono solo a soddisfare (momentaneamente) la bulimia di politica neanche pseudo ma francamente misera e miserevole di chi: mi si nota di più a sinistra se mi vesto di voto pop e web. E di chi: alla furbata del voto pop perché web faccio brutta figura se dico che è quel che è, una boiata per far scena, allora facciamo un po’ web e un po’ gazebo. Cronaca vera e fresca delle riflessioni e scelte del Pd in vista delle sue primarie. Un po’ pochino come orizzonte e spessore? Dipende. Se si considera che il Grande Bivio è tra Bonaccini (date il potere ai sindaci e assessori e il partito dei territori solleverà il mondo) e Schlein (il partito siamo noi, apriamo il partito…), se si parametra la sofferta riflessione soluzione Vad o primarie in presenza all’ampiezza e profondità della scelta tra partito degli amministratori pragmatico e partito della gente alternativa, allora le distanze e le proporzioni ci sono e tornano.
Armi all’Ucraina
Si vota nel Parlamento italiano sull’invio di armi all’Ucraina aggredita e invasa dai russi. Quattro parlamentari del Pd non votano a favore. Due diranno di essersi sbagliati. Tra i due che non si sono sbagliati c’è Susanna Camusso. Presenza e collocazione non casuale, la Camusso è stata a lungo a capo della Cgil. Cgil la cui mappa di azioni, pensieri e parole è sovrapponibile in toto a quella di parole, azioni e pensieri di M5S format Giuseppe Conte. La Cgil oggi è guidata da Maurizio Landini ma buona tradizione non mente e soprattutto non svanisce, come ha detto in altro contesto presidente La Russa, “le radici non gelano”.
Ed ecco quindi Susanna Camusso che fieramente si schiera con l’accorata tesi per cui mandare armi è fare guerra, mentre invece va fatta la pace. Trattandola la pace con l’Armata russa che finalmente avrà conquistato e occupato quanto di Ucraina Putin vuole, finalmente perché senza armi gli ucraini hanno finalmente smesso di ostinarsi a resistere, a fare la guerra? Questo Susanna Camusso non lo dice. Ma lo sfiora e quel che lei non dice lo dice l’intervento del parlamentare M5S secondo cui governi e parlamenti e Ue tutta al guinzaglio degli Usa guerrafondai. Anche qui le distanze tra Pd e M5S si accorciano, le proporzioni ci sono tra là dove batte il cuore (pacifismo senza se e senza ma) e là dove si è stati costretti, niente meno che identificarsi con Nato e Draghi. Orrore supremo!
Provini di notte
Direttamente il Pd non c’entra la l’humus ambientale è proprio quello. In una campagna a fondazione di una sorta di MeToo italiano un quotidiano molto sensibile alle varie forme del populismo di sinistra, campagna ricchissima di denunce ma totalmente priva di un solo nome che sia uno dei persecutori e predatori sessuali, vien fuori all’ultima puntata la richiesta pressante del divieto (di legge?) dei provini notturni accompagnata dalla richiesta di non meglio specificati tutor (vigilanti, bodyguard?) che affianchino le attrici o aspiranti tali. No al provino di notte perché la notte, si sa…E tutor al provino perché ci sia vigilanza e trasparenza perché nessuna carriera e aspirazione di carriera sia stroncata…Il Pd non c’entra ma questo pensare, argomentare, credere, essere e manifestarsi è roba sua, stessa cucciolata di pensieri, azioni, parole e identità di quella in cui si ritrova il primarie in Vad o in presenza. Le identità oltre che i conti tornano.
Tornano in quel che resta del Pd: noia all’interminabile ripetizione di parole e frasi sempre uguali e sempre più vuote e allo spettacolo di una riunione di condominio penosa che però si dichiara fiera di essere penosa perché essere penosi è democratico. E oltre la noia, la pena. Pena e compassione per un disastro…antropologico prima ancora che politico. Noia, pena e constatazione che, ancora una volta, la realtà supera l’immaginazione. Sì, certo: molto errori e incertezze e sbandamenti e imperfezioni di ciò che era il Pd e di ciò che era la sinistra. Ma immaginare che fossero così capaci e determinati e tenaci nello spostare ogni giorno i confino del loro sprezzo del ridicolo, questo no. Questo non se lo meritavano, non se lo meritavano né il Pd né la sinistra. E francamente non era immaginabile. In questa fase congressuale del Pd il Tafazzi che si martellava da solo dove fa più male verrebbe squalificato per eccesso di seriosità neo liberista. O magari se ne andrebbe da solo perché non c’è proprio più nulla, né da ridere né da sorridere. Solo da compatire.