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Quote rosa alla prova del geometra, una diatriba che sprofonda nel ridicolo

Quote rosa alla prova del geometra, una diatriba che sprofonda nel ridicolo. L’interrogativo che mette nell’angoscia gli italiani è questo: si deve dire sindaco o sindaca, rettore o rettrice, avvocato o avvocata, ministro o ministra?

Potrebbe sembrare uno scherzo, una goliardata, ma non è così. Ne parlano giornali e tv, lo ha sottolineato pure il presidente della Repubblica.

Suvvia, lasciamo a casa le celie, perché forse l’Italia soffre di altre difficoltà.

Quote rosa? I problemi sono altri

Quote rosa alla prova del geometra, una diatriba che sprofonda nel ridicolo – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

C’è un’alleanza nella triade che governa e non gode di buona salute; una opposizione che ogni giorno trova un pretesto (anche minimo) per aizzare e creare una polemica; un’Europa che vuole penalizzarci perché nelle ultime elezioni a Strasburgo c’è chi non votato per la Von der Leyen; una discussione continua sul salario minimo; un’altra sulla sanità; sul gap che divide Nord e Sud per via della legge sull’autonomia differenziata; un’agitazione continua sulla scuola.

Si potrebbe continuare all’infinito.

Ebbene, dinanzi a tutto ciò esiste qualcuno che sostiene che il femminile non può essere posto in secondo piano.

Allora, come la mettiamo con il geometra (femminile con la a) , ed altri sostantivi che hanno lo stesso dilemma.

Per intenderci il geometra al maschile dovrebbe diventare geometro.

Ritorno all’antico

Tanto per non  cambiare è stato un parlamentare della Lega a porsi il problema: un ritorno all’antico che ha scatenato la polemica.

Come si permette? Questo è maschilismo puro! La parità di genere non può essere di nuovo cancellata dopo anni di battaglie delle donne che volevano essere riconosciute come tali.

E’ una diatriba che torna di moda, anche se è stata subito cassata. Ricordate quando nacque la disputa fra quote rosa e non?

In tutti i modi le gentili signore dovevano avere una rappresentanza in ogni luogo, specialmente in politica, dove le donne erano state per decenni messe in un angolo.

Non contava la meritrocazia, l’essere brave, aver dimostrato meglio degli uomini a risolvere alcune difficili cicostanza.

No, la quota rosa doveva diventare un diritto. In questa maniera chi era veramente all’altezza della situazione poteva rimaner fuori perché ormai il numero delle promosse era stato raggiunto.

Può diventare questo un motivo di contrasto o di una lunga discussione in Parlamento? C’è chi lo ritiene giusto ed indispensabile.

Ora, cerchiamo di ragionare e di rimanere con i piedi in terra: è possibile aprire su questo dilemma una disputa e di farne titoloni sui giornali o discussioni sui talk show?

Francamente non mi pare un argomento di primo piano. Meglio sarebbe se maggioranza e opposizione trovassero un giorno l’occasione di mettersi attorno ad un tavolo e di venire a capo di difficoltà ben più gravi.

Le”a”e le “o” rimandiamole a tempi migliori, ad esempio (tanto per rimanere ai fatti di cronaca più recenti) quando gli agricoltori del Mezzogiorno avranno la possibilità di avere l’acqua per rendere fertili i loro campi e non morire di fame a causa della siccità.

Bruno Tucci

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