Per qualche motivo, qualcuno ovvio, qualcuno imperscrutabile, qualche altro annusabile (termine però impegnativo come si vedrà in questo contesto) la storia piace molto a La Repubblica. Il quotidiano la segue, la storia, con concentrazione. E informa che gli avvocati informano che stanno per ottenere un processo. Gli avvocati di chi? Di una giornalista Rai. Processo, ancora eventuale ma gli avvocati e La Repubblica dicono più che probabile, per cosa? Per stalking. Quale stalking? Sul luogo di lavoro. A colpi di flatulenze imposte. La tortura della “stanza delle puzze” velenosamente inflitta…Dunque, dunque, non difficile ma per così dire da vertigini riepilogare in un dunque.
Dunque c’è, ci sarebbe (fare voi) un collega della giornalista stalkizzata noto a tutti per la sua dedizione alle flatulenze. E ci sarebbe in Rai una stanza nota a tutti come habitat permeato dalle suddette flatulenze costantemente emesse. E in quella stanza verrebbero messi a lavorare quelli che rompono le scatole. E una questione così starebbe per arrivare in Tribunale, ad occuparsi dovranno essere magistrati mentre già se ne occupano avvocati. Fosse la trama e il tessuto di una barzelletta sarebbe troppo inventata, troppo forzata. Fosse una invenzione a fin di comicità, sarebbe comicità da clown al circo, quelli che gli scappa la puzza e gli scappa rumorosa, insomma roba per bambini. Pare invece, dicono sia realtà. Cui non si può che reagire parafrasando Eduardo. Lui diceva rispetto alla superstizione “non è vero ma ci credo”. Rai, Tg, Tribunali, Processo e Flatulenze avvinti nella lotta dei diritti e delle pene: non ci credo ma… è vero.