Ramadan/ Si rischiano tensioni nelle carceri

Pubblicato il 23 Agosto 2009 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA

«L’acuirsi della tensione in Afghanistan e in Iraq potrebbe avere ripercussioni anche all’interno delle carceri italiane».  È la preoccupazione espressa da Donato Capace, segreterio generale del Sappe, il Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria, che spiega: «In considerazione del sovraffollamento delle celle e dell’elevato numero di detenuti stranieri, tanto più che oggi nei penitenziari italiani vi sono più detenuti di religione islamici che cattolici o aderenti ad altri credi, la cella potrebbe diventare il luogo in cui, sempre più spesso, piccoli criminali sono tentati da membri di organizzazione terroristiche detenuti. Del resto, già nel nostro recente passato le Brigate Rosse avevano inteso le carceri quali luoghi di lotta e di proselitismo. Analogo stratagemma potrebbe essere messo in atto oggi da esponenti del terrorismo islamico, i quali cercano così di mimetizzare la propria attività infiltrando propri adepti fedeli e non sospetti, in quanto occidentali».

Gli esempi non mancano, sottolinea Capace: «Un pregiudicato siciliano, convertitosi all’Islam in carcere, dove scontava una pena per reati minori, fece esplodere due bombole di gas nel metro’ di Milano (11 maggio 2002) e nei templi della Concordia di Agrigento (5 novembre 2001)». Capece chiede, quindi, «uno sforzo formativo dell’amministrazione penitenziaria teso a dare gli strumenti tecnico-cognitivi alla Polizia penitenziaria per accrescerne la professionalità, adattando le competenze e i metodi esistenti con nuovi standard operativi, in modo da trattare tali situazioni senza prescindere dalla diverse culture che si incontrano all’interno del carcere».