Rasmussen, escluso attacco nato in siria

ROMA 20 MAG La Nato per il mo – ROMA, 20 MAG – La Nato, per il momento, non interverra' in Siria. La missione in Libia durera' ''per tutto il tempo necessario''. E la transizione in Afghanistan partira' dal prossimo luglio. Il segretario generale dell'Alleanza Anders Fogh Rasmussen, in un'intervista all'ANSA, fa il punto sul presente e il futuro delle operazioni della Nato, ribadendo ancora una volta che il ''tempo di Gheddafi ormai e' scaduto''. D. Come valuta il contributo dell'Italia alla missione in Libia? Che cosa sarebbe successo se, considerato il suo passato coloniale, Roma avesse deciso di non prendere parte alle operazioni e di non mettere a disposizione le sue basi militari? R. ''Siamo grati all'Italia per il suo contributo all'operazione della Nato in Libia. E, consapevoli della dimensione storica, lo siamo ancor di piu' perche' Roma ha contribuito sin dall'inizio della nostra missione. L'Italia ha anche accettato di rendere piu' flessibile l'uso degli asset militari. E di questo le siamo grati''. D. Roma puo' fare di piu'? R. ''Continueremo ad adeguare la nostra operazione all'evolversi della situazione sul campo e alla tipologia di minacce. Non escludo la possibilita' di chiedere agli alleati della Nato in Libia di dare un contributo maggiore o piu' flessibile all'operazione. Ma al momento abbiamo a disposizione tutti gli asset giusti. Siamo grati ai molti paesi dell'Alleanza che hanno rafforzato il loro contributo e hanno permesso un uso più flessibile della loro forza aerea, inclusa l'Italia''. D. Sir David Richards, capo di stato maggiore britannico, sostiene che la Nato dovrebbe scegliere i suoi obiettivi in modo piu' aggressivo. Cosa ne pensa? R. ''Siamo in Libia per proteggere i civili dagli attacchi. per questo fine, terremo alta la pressione militare''. D. La risoluzione 1973 dell'Onu e' molto articolata. Secondo l'interpretazione della Nato, la risoluzione prevede l'uccisione di Muammar Gheddafi? R. ''Questo non fa parte del nostro mandato. La risoluzione dell'Onu afferma che possiamo prendere tutte le misure necessarie per proteggere i civili dagli attacchi. Ma il nostro obiettivo non sono degli individui. Il nostro obiettivo sono unita' militari che possono essere usate per attaccare i civili. Il nostro obiettivo e' azzerare la capacita' militare di Gheddafi. Parallelamente alla via militare c'e' la via politica. In questo senso, e' ovvio che Gheddafi deve lasciare il potere. Non si puo' pensare ad una fine degli attacchi contro civili finche' il rais resta al suo posto. Il tempo di Gheddafi e' scaduto, il futuro appartiene al popolo libico''. D. E' possibile fissare una data per la fine della missione in Libia? R. ''Tutti ci auguriamo che la soluzione arrivi il prima possibile. Ma penso che sia anche molto importante inviare al regime di Gheddafi il messaggio che noi resteremo tutto il tempo necessario ad adempiere al mandato dell'Onu, cioe' proteggere i civili''. D. Nel caso di una risoluzione dell'Onu in Siria, le truppe della Nato sarebbero in grado di operare contemporaneamente su due fronti? R. ''La Nato non ha alcuna intenzione di intervenire in Siria. Ovviamente condanniamo con forza la brutalità delle forze di sicurezza siriane e il pugno di ferro contro i civili. L'unica strada possibile per il paese è venire incontro alle richieste legittime del popolo siriano e permettere una transizione pacifica verso la democrazia. C'é una differenza evidente tra la Siria e la Libia. In Libia la Nato opera sulla base di un mandato dell'Onu e riceve un grande sostegno da parte della regione. Nessuna di queste due condizioni e' soddisfatta in Siria''. D. In che modo l'uccisione di Bin Laden influenzera' la guerra in Afghanistan? R. ''L'uccisione di Bin Laden manda un messaggio molto chiaro: l'estremismo non ha futuro. E questo e' un messaggio anche ai talebani in Afghanistan che ora devono spezzare ogni legame con Al Qaida e altre organizzazioni terroristiche, rinunciare alla violenza e impegnarsi in un processo politico''. D. E' ipotizzabile il dislocamento di truppe italiane in zone piu' operative dell'Afghanistan? R. ''Questa e' una decisione nazionale. Certo tutti i 48 paesi dell'Isaf hanno concordato su una serie di principi in base ai quali abbiamo stabilito di fare cio' che chiamiamo 'reinvestire il dividendo della transizione'. Se i soldati assolvono ai loro compiti in una zona, possono essere spostati in un'altra area oppure essere assegnati a diversi incarichi. Restiamo impegnati in Afghanistan tutto il tempo necessario a finire il nostro lavoro. La transizione comincera' a luglio e ci auguriamo possa finire alla fine del 2014. Durante il processo di transizione il ruolo delle nostre truppe cambiera': dalla battaglia al sostegno delle forze afghane''.

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