RIALZO RECORD DEL PETROLIO: $122,6 AL BARILE

Il petrolio è volato ieri fino a 128,55 dollari al barile a New York, con un rialzo di 24 dollari rispetto alla chiusura di venerdì. Si tratta del maggior rialzo mai registrato in una sola seduta dal 1991 ad oggi. In serata, poi, ha leggermente ripiegato,  chiudendo le contrattazioni a New York a 122,60 dollari al barile. Il guadagno della seduta odierna è stato del 17%.

Euro in risalita. Nel frattempo l’euro prosegue la sua corsa attestandosi a 1,4830 dollari alla chiusura di Wall Street. Per il dollaro quella di oggi è stata una giornata nera: era dal 1999, cioè da quando l’euro è stato introdotto, che il biglietto verde non arretrava così tanto in una sola giornata. A pesare sono i timori di un’esplosione del deficit americano in seguito al piano da 700 miliardi di dollari messo a punto dalle autorità per salvare il sistema finanziario globale. Secondo gli analisti la moneta unica, nel corso delle prossime settimane, potrebbe rafforzarsi ulteriormente e arrivare a 1,50 dollari.

L’impennata del petrolio. A spingere alle stelle il prezzo del greggio, dice all’agenzia Reuters Paul Harris, analista di Bank of Ireland, è il pacchetto di salvataggio varato dagli Stati Uniti per Wall Street, che ha completamente cambiato il clima sul mercato del petrolio.

Il barile nelle scorse settimane era sceso in picchiata dal record di 147 dollari toccato a metà luglio, spinto in basso dalla convinzione diffusa sul mercato che l’ormai altissimo costo dell’energia e la crisi economica avrebbero ridotto la richiesta di greggio nei prossimi mesi. Ulteriori pressioni al ribasso erano poi arrivate dopo il tracollo dei mercati della scorsa settimana, quando il petrolio era sceso fino a un minimo di 90,5 dollari al barile. Il mega-piano di salvataggio varato dagli Stati Uniti nel fine settimana ha però fatto di nuovo schizzare verso l’alto le quotazioni.

Azzerati due mesi di ribassi. Meno di una settimana fa si festeggiava la discesa sotto i 90 dollari e oggi il greggio distrugge ogni certezza e vola, in una sola seduta, da 105 a 130 dollari. In termini assoluti è il maggior rialzo giornaliero da quando sono state aperte le contrattazioni al Nymex di New York nel 1983, mentre per ritrovare una crescita percentuale del 23% – pari a quella messa a segno oggi con il picco a quota 130 – bisogna scorrere indietro il calendario di 17 anni, per arrivare al 1991. Dopo tre rialzi consecutivi, la performance odierna azzera due mesi di ribassi, gelando ogni euforia e riportando nuovi timori su crescita e inflazione su scala globale. Sceso sotto i 90 dollari martedì scorso, in scia all’annuncio del fallimento di Lehman Brothers e ai timori sulle possibili ripercussioni negative sulla crescita mondiale, oggi l’oro nero ha bruciato le tappe in una corsa senza precedenti, che si è arrestata solo pochi minuti prima della chiusura, avvenuta a 122,6 dollari al barile, in crescita del 17%. Il vero traino dell’incredibile rimonta del petrolio è il maxi-piano da 700 miliardi di dollari annunciato dal governo statunitense per ridare ossigeno ad un mercato finanziario ormai disastrato da una estenuante serie di fallimenti, la cui ultima vittime illustre è stata proprio Lehman Brothers. Un crack da 630 miliardi di dollari che ha convinto il Tesoro Usa della necessità di correre ai ripari e varare un piano per il riacquisto di titoli il cui valore è crollato a seguito della crisi dei mutui subprime.

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