Poche storie: lockdown energetico probabile. Senza il gas russo e senza le trivelle (bloccate dai Cinquestelle) “ci vogliono anni per risolvere la crisi “.
È quanto sostengono gli esperti, in testa il prof. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, prestigiosa società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale. Dal 2006 studia i mercati delle fonti di energia. I suoi modelli analitici ed interpretativi sono proverbiali.
Ebbene, in un momento di allegro e infondato ottimismo e con buona pace del ministro Cingolani (“Abbiamo firmato nuove forniture di gas “) – parole e musica scivolate giorni fa dal palco del Petruzzelli di Bari alla kermesse “La Ripartenza” – in un momento del genere, si diceva, c’è poco da stornellare. Meglio stare ai fatti e al rischio di lockdown.
1) GAZPROM HA TAGLIATO ANCORA IL GAS
Il colosso energetico russo non scherza. È da giugno che riduce i volumi delle forniture con scuse miserevoli (“ragioni tecniche”) a cui non abboccherebbe nemmeno il più stupido dei bamba. Insomma un rimbambito. E taglia oggi, taglia domani, i capricci del Cremlino finiranno col metterci in mutande. O, come dicono i padovani, “in braghe de tea”, in braghe di tela. Una prospettiva poco incoraggiante con l’inverno alle porte.
Dunque non ci resterebbe che puntare sui risparmi e sul “price cap”, come lo chiamano Draghi e gli sherpa di Bruxelles. Intanto a Berlino è ripartito il dibattito sul nucleare. Campa cavallo. Figurarsi se la Germania chiude, proprio adesso, le sue tre centrali atomiche ancora in funzione. I tedeschi non tagliano il ramo su cui sono seduti.
2) INDIPENDENTI DALLA RUSSIA SOLO FRA QUALCHE ANNO
Tabarelli dice che potremmo essere indipendenti da Mosca non prima di 4-5 anni. Sì, è vero, per il prossimo inverno abbiamo trovato misure alternative, anche misure eccezionali come la riapertura delle centrali a carbone. Ma il fabbisogno è ben altro. E con le centrali a carbone si produrranno al massimo 15 miliardi di metri cubi di gas. La Russia l’anno scorso ce ne ha dati 29 miliardi. Si fa presto a fare i conti.
3) I SACRIFICI SARANNO INEVITABILI NEL LOCKDOWN
Inutile minimizzare, ciurlare nel manico, confidare nel vecchio, caro stellone italico. I nodi vengono al pettine. Sono trent’anni che non facciamo investimenti. Trent’anni a frinire come cicale. Abbiamo un fabbisogno annuo di 76 miliardi di metri cubi di gas, sotto il nostro suolo ce ne sono 100 miliardi (accertati). Ma è vietato toccarli. Non si può. Trivellare? Per carità.
Non si stupra l’Adriatico. Lo fanno già sloveni, croati, greci? Affari loro. E chi lo dice? Conte e le anime belle. I signori del no a prescindere. Occhio: se Putin pensa ad ulteriori ritorsioni passeremo dei giorni un po’ più al freddo e con le luci un po’ più spente. “Cornuti e e mmazziati”, come dicono a Napoli. Oltre il danno la beffa.