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Roberto Mantovani story, l’unico taxista buono è quello che evade

Taxi, il suo glielo hanno rigato e le gomme dell’auto le hanno sgonfiate e tagliate. Rappresaglia, punizione, avvertimento. Per aver tradito, per aver trescato, fornicato con il nemico. Il peggior nemico: lo Stato, il Fisco. In nome del principio inderogabile e della ferma convinzione e del valore non negoziabile per cui l’unico taxista buono è quello che nasconde incassi e redditi, Roberto Mantovani è oggetto di ludibrio di categoria e di pene “corporali” inferte al suo di taxi. Red Sox uguale Giuda secondo immediata e convinta sentenza di tribunal di popolo indignato.

Roberto Mantovani story: religione di lobby

Cosa ha osato fare Roberto Mantovani taxista in quel di Bologna? Il peggio, qualcosa che secondo religione di lobby, gli fa perdere la natura di taxista, lo trasforma in un nemico del popolo lavoratore alla guida. Ha, niente meno, deciso di rendere pubblici i suoi incassi. Ha, niente meno, deciso di mostrare quanto davvero guadagna un taxista, poco o tanto che sia. Violando così, calpestando così, perpetrando così pubblico sacrilegio al primo comandamento e legge fondamentale della religione civile di una, dieci, cento categorie al par dei taxisti: i buoni sono quelli che nascondono i guadagni, occultano il reddito, sottraggono allo Stato almeno una parte del bottino chiamato tasse. Gli altri, se ci sono, sono cattivi, sbagliati e…infami che informano il nemico.

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