ROMA: PORTIERE CADE DA TERRAZZO, PASSANTI IGNORANO CADAVERE

Portiere È stato completamente ignorato dai passanti il cadavere di Angelo Galante, il portiere precipitato dal terrazzo di un palazzo a Roma e qualcuno addirittura lo ha scavalcato. Lo ha raccontato un gioielliere che ha il negozio davanti al palazzo in via Nomentana, dove è avvenuto l’incidente mortale sul lavoro. «Sono stato il primo ad intervenire, ma la situazione era disperata, non ho potuto fare nulla. Ciò che mi ha sconvolto però è stato l’atteggiamento delle persone, molte non si sono fermati e addirittura c’è stato chi ha scavalcato il corpo senza neanche guardare», ha detto il gioielliere, che ha fornito soltanto il suo nome, Paolo.

«La scena era terribile – ha proseguito – un lago di sangue, il cranio fracassato. Angelo stringeva nella mano destra ancora lo straccio con cui stava lavando il terrazzo». Il gioielliere conosceva bene la vittima, «una persona squisita, lavorava dalla mattina presto fino alle 18:00 dopodichè tornava dalla sua famiglia al Prenestino. Quella di stamattina è una tragedia, una immagine che non riuscirò a cancellare facilmente».

Per gli abitanti e i commercianti della zona di via Nomentana Angelo Galante, era una figura familiare e molto conosciuta. «Siamo tutti sotto choc – racconta Franco, titolare di un parrucchiere per uomo a pochi metri dal condominio dove Angelo prestava servizio – Proprio ieri l’ho incontrato, sempre gentile e cordiale. Un gran lavoratore ma anche un grande appassionato di chitarra: la suonava benissimo ed era un grande esperto del repertorio italiano degli anni ’60». Angelo, per chi lo conosceva, era prima di tutto un "infaticabile lavoratore".

«Ogni mattina, prima di iniziare a lavorare, passava qui da me a prendere il giornale – racconta l’edicolante – Non si stancava mai e lavava tutto a mano, persino i pomelli di bronzo del portone e tutti quelli interni al palazzo. Quella di stamattina è stata davvero una tragedia a cui non riusciamo a dare una spiegazione». Un’incredulità diffusa tra gli esercenti dalla zona, che si percepisce anche nelle parole di Raffaele, proprietario di una pizzeria a pochi metri dal civico 13 di via Nomentana, teatro della tragedia. «Depresso? Macchè, Angelo, un pò come tutti, lavorava sodo – spiega Raffaele – per garantire alla sua famiglia un’esistenza serena. Spesso ci trovavamo a parlare, a lamentarci dei nostri piccoli, grandi guai ma tutto finiva sempre con una grande risata».

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