In Italia la pillola abortiva è legale da un giorno ed è vista da taluni come la fine del mondo mentre in tutti i paesi occidentali è una solida realtà da anni e non è stata mai messa in discussione, rispetto alla sua pericolosità e d efficacia. Qui dibattiamo sul crinale scivoloso dell’ideologia, guelfi e ghibellini pure quando si tratta del corpo vivo delle donne.
Dopo il via libera dell’Agenzia Italiana del Farmaco alla diffusione in Italia della Ru486, la pillola per l’aborto farmacologico, le polemiche raggiundono i soliti picchi di virulenza. Il Vaticano parla di scomunica per chi la utilizza, l’Aifa precisa che si potrà assumere solo sotto controllo ospedaliero.
Ma come funziona la Ru486? La pillola potrà essere assunta entro il quarantanovesimo giorno di gravidanza. Il medico responsabile del trattamento potrà somministrare da una a tre compresse da 200 mg. Preso il farmaco, la paziente deve rimanere per 3 o 4 ore in ospedale. Nel 70% dei casi l’espulsione del feto avviene entro le 4 ore. Grazie alla Ru486, il ricorso all’intervento chirurgico diventa necessario solo nel 2% dei casi.
Due giorni dopo il primo trattamento, se non si è ancora verificata l’espulsione della mucosa e dell’embrione, viene somministrata una prostaglandina che provoca delle contrazioni uterine la induce nel giro di pochissime ore. Dopo circa dieci giorni, la paziente torna in ospedale per la verifica ecografica dell’avvenuta interruzione. In tutto, la procedura può durare fino 14 giorni.
Il mifepristone, il principio attivo della Ru486, venne posto sul mercato per la prima volta in Francia nel 1988, per l’uso in combinazione con prostaglandine. Attualmente è utilizzato nel 30 per cento delle interruzioni di gravidanza. Il farmaco fu approvato in altri paesi europei negli anni novanta, e negli Stati Uniti nel settembre 2000. In Italia, nel 1999 ne venne autorizzato l’uso limitatamente alla sindrome di Cushing. Nel 2003 l’OMS ne ha definitivamente confermato la sicurezza.
Le polemiche, però, non si placano. Il Vaticano ha subito condannato in modo durissimo il via libera al farmaco. Monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Academia pro Vita, ha sottolineato che l’uso della pillola in questione comporta la scomunica per le donne che vi fanno ricorso così come per i medici che l’hanno prescritta perché la sua assunzione è analoga a tutti gli effetti dell’aborto chirurgico. Per il vescovo, «dal punto di vista canonico è come un aborto chirurgico». Durissimo anche monsignor Rino Fisichella: «É un male ed è pericolosa per la salute».
Diverso il parere del ministro per la Gioventù Giorgia Meloni, secondo cui, la Ru486 ha il pregio di essere «meno invasiva di un intervento». Fondamentale, per il ministro che «l’uso del farmaco si collochi rigidamente dentro le regole previste dalla legge 194».
Contrario a quella che definisce la «pillola assassina» il senatore dell’Udc, Luca Volonté: «Con la commercializzazione della Ru486 trionfa la cultura della morte. E non è sicura: ricorrendo all’aborto chimico, donne e ragazze italiane che vogliono evitare una gravidanza indesiderata non faranno altro che uccidere di sicuro una vita umana mettendo in pericolo anche la propria».
Chi la pillola l’ha già usata, però, ne parla in modo decisamente diverso. Così, C.M. avvocato intervistato dal Sole 24 Ore che si servì del farmaco in Baviera: «La mia è stata un’esperienza senza particolari problemi. Non ho sofferto dolori, nessuna controindicazione, forse perché ero davvero all’inizio della mia gravidanza. La sensazione, alla fine, è stata quella di una mestruazione più abbondante del solito».
I commenti sono chiusi.