ROMA – Esprimere in vita il proprio consenso alla donazione del corpo, post mortem, alla scienza, per dare la possibilita' ai giovani chirurghi di imparare 'sul campo' e per poter sperimentere, su cadavere, gli interventi piu' rari, e delicati, o tecniche operatorie innovative. E' il contenuto di diversi progetti di legge in discussione in commissione Affari sociali alla Camera, che ha gia' terminato un primo giro di audizioni di tecnici e societa' scientifiche. ''La dissezione – spiega il relatore del provvedimento, Gero Grassi – in Italia non si pratica'' per mancanza di 'materia prima', e ''i nostri chirurghi sono costretti ad andare all'estero per completare la loro formazione. E' un ritardo che nei decenni scorsi si imputava alla diffidenza della Chiesa, superata dopo il riconoscimento gia' della donazione di organi come gesto di umanita' e solidarieta' ''. L'ipotesi allo studio e' quella della ''donazione volontaria'' e che ha come linea guida ''il rispetto totale e la dignita' del corpo, anche se morto''. I vincoli, infatti, saranno quelli ''dell'integrita' della salma'' e della sua ''riconsegna'' alle famiglie, una volta terminati gli studi. Sui tempi per la riconsegna e' ancora aperto il dibattito, ma, sottolinea Grassi, ''in commissione abbiamo registrato un consenso bipartisan''. Oltre alla proposta a prima firma di Grassi (Pd), infatti, ce ne sono altre tre, simili, depositate da Matteo Brigandi' (Lega), Ivano Miglioli, sempre Pd, e Domenico Di Virgilio (Pdl). Quest'ultima, spiega lo stesso esponente del Pdl, contempla anche la donazione alla scienza ''delle salme che non sono reclamate da nessuno, trascorso un congruo periodo di tempo''. Questi 'morti abbandonati', attualmente sono ''all'incirca un migliaio'' sottolinea Grassi, e non possono essere utilizzati perche' ''a disposizione dell'autorita' giudiziaria''. .