”SALVATE PETRONILLA, L’ORANGO DI ROMA”

Il Corriere della Sera pubblica un lettera di Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia, sulla triste sorte dell’orango Petronilla nel Bioparco di Roma. La riportiamo di seguito:

”Sono preoccupato per mia nipote Petronilla. Sono diversi anni che la poverina, figlia adottiva di mia sorella Guendalina, vegeta con le sue due figlie, Zoe e Martina, in un locale vetrato, buio, senza mai vedere il sole e la natura circostante. Una situazione molto triste.

Tutto iniziò quando, nel 1970, i suoi genitori, Carlo e Tuta, la misero al mondo con il fratellino Arcibaldo (scomparso prematuramente), ma non se ne vollero occupare, rischiando di farla morire d’inedia. Per fortuna mia sorella, moglie del mitico direttore del Giardino Zoologico di Roma, Cecco Baschieri Salvadori, si prese in carico la neonata, l’adottò e l’allevò per anni assieme ai suoi due figli, oggi stimati professionisti. Ed era commovente vederla allattarla col biberon, cambiarle i pannolini, farle il bagnetto, cucirle i vestitini, e portarla al parco in passeggino.

Sto parlando, per chi non l’avesse capito, di una femmina di orango (Pongo pygmaeus) una rara specie di scimmia antropomorfa che oggi, divenuta adulta, vive confinata in un angusto locale del Bioparco (così si chiama oggi il Giardino Zoologico di Roma dopo l’avvìo di un’importante opera di ristrutturazione) locale che si trova a pochi metri dal grande spazio verde e soleggiato riservato ai suoi cugini scimpanzé.

Ho seguito per anni la vicenda di Petronilla, ma negli ultimi tempi l’ho un po’ persa di vista perché, divenuta adulta, i dirigenti dello Zoo avevano ritenuto opportuno di riportarla nel locale ove era nata. E ora se ne sta con le figlie in una vetrina buia, esposta continuamente alle smorfie del pubblico, senza avere un angolo appartato dove rifugiarsi o supporti sui quali arrampicarsi. Quando mia sorella va a farle visita, mostra ancora di riconoscerla, con segni di grande affetto e contentezza.

La triste vicenda di questa mia parente adottiva è venuta fuori recentemente quando alcuni personaggi (professori universitari, ricercatori, animalisti) — criticando per ragioni etologiche ed ecologiche l’ipotizzato trasferimento in una riserva sudafricana della giraffina nata disabile al Bioparco — hanno proposto che i fondi destinati a questa operazione fossero invece impiegati per rendere le condizioni delle tre femmine di orango meno penose.

Gli oranghi, oltre ad essere molto vicini geneticamente a noi, in natura vivono solo nelle grandi foreste del Borneo e di Sumatra dove, come ricorda il Wwf, sono purtroppo in via d’estinzione a causa del bracconaggio e della distruzione delle giungle in cui essi vivono. Ed è commovente, come scrive lo zoologo B. Grzimek, vedere le cure che in natura la madre orango riserva al suo cucciolo: «Non solo lo allatta e lo coccola, ma provvede anche a tenerlo pulito: con i denti libera dal pelo ogni traccia di sporco e gli accorcia le unghie delle mani. Lo lava con acqua piovana e lo tiene lontano da sé quando il piccolo deve soddisfare i propri "bisogni"».

Allo stato libero, le femmine di questa specie possono avere al massimo quattro o cinque figli in tutta la loro esistenza che non supera i 30 anni. Petronilla ne ha oggi 38 e amerebbe poter vedere, prima di morire, il verde e la luce del sole.

Sarebbe quindi bello, come si è fatto lodevolmente per i leoni indiani, gli orsi e gli scimpanzé, che anche a mia nipote e alle sue figlie fosse concesso di godere dell’aria aperta e della luce solare. Una soluzione, ventilata dagli esperti che conoscono bene il Bioparco, potrebbe essere quella di creare per la famigliola di Petronilla uno spazio aperto ad essa riservato all’interno di un’area oggi in abbandono e invasa dalla vegetazione presso l’antica vasca degli orsi polari”.

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