SCADENZE CONTRAFFATTE, COOP RITIRA PRODOTTI GALBANI

I prodotti della Galbani sono stati ritirati dalla vendita dalla Coop centro Italia «a titolo precauzionale e in attesa di verifiche e controlli chiesti alla ditta produttrice». La decisione è stata presa dopo la rivelazione di una presunta contraffazione della data di scadenza dei prodotti, avvenuta nel deposito di Perugia. A rivelarlo è stato il quotidiano La Repubblica. In un comunicato Coop Centro Italia ha informato che «nessuno dei suoi negozi viene rifornito con prodotti provenienti dal deposito di Perugia».

«Per ora – è detto ancora nella nota – non ci sono elementi per sostenere che tale pratica sia diffusa presso altri depositi». Nonostante ciò «al fine di tutelare i consumatori» è stato deciso il ritiro dei prodotti Galbani. Nell’articolo si sostiene che a Perugia «alcuni lavoratori – venditori e addetti allo stoccaggio – hanno presentato un esposto in procura contro la Galbani denunciando di essere “stati obbligati, per anni, dai capi del personale, a vendere merce con la data di scadenza contraffatta”».

Nessun fascicolo Nessun fascicolo risulta finora aperto dalla procura di Perugia, agli uffici giudiziari non sarebbe giunto alcun esposto riguardante la vicenda. Anche gli organi di polizia locali non hanno avviato al momento alcuna attività di indagine.

Ispezione dei Nas Il ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali ha disposto ispezioni dei Nas e della Asl: «un’ispezione congiunta con il Comando carabinieri per la tutela della salute (Nas) presso il deposito di Perugia» dell’azienda interessata. Un programma di ispezioni ministeriali con la collaborazione delle Regioni era già stata avviata negli stbilimenti lattiero-caseario. Inoltre i Nas stavano effettuando ulteriori accertamenti sulle aziende che hanno intrattenuto rapporti commerciali con le ditte coinvolte nell’indagine sulla “truffa dei formaggi” disposta dalla Procura di Cremona.

I controlli eseguiti nel magazzino di Ponte San Giovanni della Galbani hanno dato esito negativo: non è stata infatti rilevata alcuna irregolarità. È stato tra l’altro accertato che quello perugino è un magazzino di transito veloce, dove la merce arriva nelle prime ore della giornata per poi ripartire dopo poche ore senza essere toccata. Il servizio di igiene degli alimenti di origine animale della Asl non ha riscontrato situazioni da fare ipotizzare alcuna irregolarità. Anche la situazione igienica viene definita nella norma dagli esperti. Una relazione è stata subito inviata dal responsabile del servizio, Osvaldo Menghinelli, alla Regione e al ministero della Salute. Controlli sono stati inoltre eseguiti, nel massimo riserbo, dai carabinieri del Nas. Anche in questo caso le verifiche avrebbero dato esito negativo.

Tante segnalazioni. Sulla notizia pubblicata oggi è intervenuto Francesco Emilio Borrelli, assessore all’Agricoltura della provincia di Napoli: «Lo scandalo dei prodotti scaduti non ci sorprende, anzi trova quotidianamente conferma nelle numerose segnalazioni che giungono al numero verde della Provincia 800343435 – ha detto – Al quale i cittadini denunciano casi di prodotti avariati dopo pochi giorni dall’acquisto e spesso con una data di scadenza di dieci giorni». Borrelli, ha anche annunciato di aver «inviato alle autorità competenti un nuovo dossier, dopo quello sui panifici abusivi e sugli aumenti ingiustificati dei prezzi di frutta e verdura, contenente tutte le denunce giunte al numero verde».

«Il meccanismo escogitato è chiaro – continua l’assessore – Alcuni grandi rivenditori si liberano di prodotti invenduti, quasi scaduti, scontandoli anche dell’80/90%. In particolare formaggi, latticini, insaccati, biscotti e merendine: prodotti che vengono acquistati dai piccoli rivenditori al dettaglio, i quali, successivamente, provvedono a modificare la data di scadenza e a rivenderli al prezzo iniziale oppure leggermente scontati, presentandoli al consumatore come offerte speciali. Ciò avviene – aggiunge l’assessore – in maggior modo nelle zone depresse della provincia di Napoli, dove i cittadini si ritrovano prodotti avariati spesso già al momento dell’acquisto». Secondo Borrelli, peraltro, non è da escludere che dietro tale meccanismo non «si celi la mano della criminalità organizzata».

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