Scajola gira con le parole. Difende Berlusconi dalle accuse di voler accontentare la Lega e dice: “Non chiamiamole gabbie salariali, chiamiamola contrattazione territoriale”

Il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola è  contro le gabbie salariali: «Se queste sono intese come una discriminazione nei confronti del Sud d’Italia» mentre dice «sì ad una contrattazione che tenga presente la produttività e la vicinanza al territorio dello stipendio delle persone».

Nel corso di un’intervista al Tg La7, il ministro ha cercato di dare una interpretazione autentica delle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il quale in una intervista al quotidiano Il Mattino di Napoli ha di fatto avallato la richiesta della Lega di ripristinare anche formalmente differenze retributive tra il Nord e il Sud, cosa che una volta si chiamava gabbie salariali.

Secondo il principio che non si tratta di zuppa ma di pane bagnato, il ministro si è avventurato in un giro di parole degno di un teologo: «La valutazione non è quella di accondiscendere alla terminologia “gabbie salariali”: il presidente del Consiglio sostiene la tesi che la contrattazione si sposti dal livello centrale a quello territoriale. Dobbiamo avvicinare la contrattazione al territorio, alla specificità aziendale e anche alla produttività del territorio».

Scajola ha anche aggiunto: «Non appartengo agli estremisti che danno la colpa di tutto alle banche. Qualche merito ce l’hanno, anche se devono essere più aperte nei confronti di piccole e medie imprese».

Infine, sull’ipotesi di istituire una nuova Cassa del Mezzogiorno il ministro, sempre seguendo il principio del pane e della zuppa, ha “chiarito”: «Noi non vogliamo rifarla, è stato un carrozzone che, negli ultimi anni, è costato molto e ha reso poco. Però ci dobbiamo attrezzare perché non possiamo essere vincolati solo alle singole Regioni, ma dobbiamo mettere insieme le Regioni nel rapporto con lo Stato centrale».

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