Scudo fiscale: sette mesi di tempo per far rientrare i capitali dall’estero

MI250809STK_0002Per regolarizzare e rimpatriare le attività oltreconfine, è scattato il nuovo scudo fiscale che favorirà il rientro dei capitali. Si avranno sette mesi di tempo, ossia fino al 15 aprile del 2010, per regolarizzare la posizione pagando solo un’aliquota del 5%.

L’anonimato è garantito e si evitano eventuali sanzioni del Fisco, ma non si potrà accedere allo scudo se è in corso un accertamento fiscale o se è già stata accertata la violazione di obblighi tributari o contributivi. Del provvedimento si è discusso per mesi ed ora finalmente l’operazione può partire; anche l’iter parlamentare estivo è stato travagliato, con il decreto correttivo di inizio agosto che ha dovuto introdurre ulteriori paletti e chiarimenti. E qualche nuova modifica potrebbe arrivare durante la conversione in legge del decreto legge correttivo.

I possibili beneficiari dello scudo fiscale sono le persone fisiche, gli enti commerciali e le associazioni equiparate fiscalmente con residenza in Italia nell’anno in cui presentano la domanda, la cosiddetta “dichiarazione riservata”: da questa operazione, sono escluse invece le società di capitali. Le attività che possono rientrare nell’operazione sono quelle finanziarie e patrimoniali (denaro, azioni, immobili, beni di lusso) portate o rilevate all’estero entro il 31 dicembre 2008 e non dichiarate al Fisco italiano: lo scudo può essere chiesto solo in caso di dichiarazione infedele o di omessa dichiarazione; questo passaggio, chiude le porte agli intermediari rispettando così le norme antiriciclaggio.

Ci si potrà mettere in regola attraverso il rimpatrio (con il trasferimento fisico in Italia) e la regolarizzazione (le attività restano all’estero): si può scegliere tra le due opzioni se le attività sono in Paesi dell’ Unione europea o in Norvegia, altrimenti c’è solo il rimpatrio. Per gli immobili in Stati  fuori dalla Unione europea poi, è necessario vedere se è possibile intestarli a una società, le cui quote possono essere rimpatriate dal proprietario.

Per la regolarizzazione o il rimpatrio si dovrà pagare un’imposta del 5%. In particolare, sulle attività rimpatriate o regolarizzate si calcola un reddito forfettario del 2% all’anno per i cinque anni precedenti e questo rendimento viene poi tassato al 50%. Questa operazione permette di estinguere le sanzioni amministrative, tributarie e previdenziali.

Nella nuova edizione dello scudo non sono state fatte previsioni sulle entrate: con il decreto 78 era stata fatta solo la previsione di una cifra minima simbolica. Secondo le previsioni degli esperti tuttavia, la stima delle entrate per l’Erario potrebbe oscillare tra 3 e 4,5 miliardi di euro, per la gran parte concentrata in Lombardia, che potrebbe contribuire all’operazione per un 62%.

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