Galeotta fu, anzi è la stampa, ma mirabile è la creatività mutaforma della lagna. La stampa e la tv colmano il lamento di amorevoli attenzioni in forma di titoli e testi. Eccone alcuni: “La scuola che logora e distrugge”. “Da Milano a Bologna dilaga il disagio psicologico”. “Clima opprimente e soffocante”. “La scuola deve chiedersi se approccio sano o sadico agli studenti”. Dunque se la raccontano (e alla fine siam tutti che ce la raccontiamo) così: la scuola opprime, soffoca, praticamente tortura gli studenti. E come, di grazia? Con selezione feroce? Non risulta stando a percentuali oceaniche ancor più che bulgare di promossi e diplomati (il mitico esame di maturità è così arduo da essere ogni anno superato solo dal 98/99 per cento degli esaminati!).
Con regolamenti e discipline penitenziari? Non risulta stando alla pratica diffusa e pacifica di “settimane dello studente”, autogestioni, assemblee. Con l’imposizione di programmi di studio, e relative verifiche di apprendimento, troppo impervi e gravosi? Non risulta: alle verifiche secondo parametri di organismi terzi e standard internazionali risulta invece che uno su tre che esce dalle medie fatica a leggere, scrivere e far di conto in modalità agile. E le verifiche sul campo attestano come la metà dei diplomati (per non dire di notevole quota di laureati) disponga di vocabolario misero in quantità e miserevole in qualità. Sia dal punto di vista lessicale che da quello concettuale.
La scuola che non c’è
L’analfabetismo funzionale è molto spesso l’esito della formazione scolastica ma non risulta che di questo, neanche un po’, si lamentino gli studenti che ora giocano, con la stampa a far da sensale, a far le vittime della scuola. Si dicono vittime di una scuola che non c’è. Quella della severità, della fatica, della selezione, della durezza. Questa scuola, nel bene e nel male, da tempo non c’è. E’ stata demolita, abolita, spianata, sostituita. Ed è singolare assai che pattuglie di studenti astuti in comunicazione (o meglio consapevoli di una comunicazione poco astuta) si lamentino ed elevino altissima lagna per una scuola che non c’è. O forse singolare non è. Anzi forse è normale, conseguente, coerente.
La scuola che c’è è anello della catena di formazione di un cittadino dalla identità precisa. Il cittadino soggetto di tutti i diritti e oggetto di nessun dovere. Il cittadino degli sconti a vita per tutta la vita. Ultimo esempio ma solo l”ultimo in ordine di cronaca: la fiera protesta perché gli sconti in bolletta pagati dallo Stato perché e quando il gas stava a 350 non restano e vita e per sempre ora che il gas è a 50. Sconto a vita e sconto soprattutto per la vita: a questo prepara, per questa cittadinanza forma la scuola che c’è. E gli studenti (e i giornalisti) che gridano “scuola ci opprime, distrugge, logora” sono il normale, conseguente, coerente prodotto della scuola che c’è.