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Si chiama Terza Guerra Mondiale ma è a pezzi, i conflitti si allargano

Terza guerra mondiale: si può dire? O è una esagerazione mediatica? Putroppo no. Siamo nel bel mezzo di una terza guerra mondiale seppur, come si dice oggi, “a pezzi”. In un solo anno sono stati registrati 170 mila morti e i conflitti vanno allargandosi, sono sempre più collegati.
Tra i primi a intuire che si trattava di una “guerra mondiale ma a pezzi “ è stato l’87enne Papa Francesco. Una lettura appropriata. Ci sono moltissimi focolai sparsi in tutto il pianeta. Prima riflessione d’obbligo: la globalizzazione non ha portato la pace. Viceversa ha creato una matassa geopolitica difficilissima da sbrogliare.

NUMERI IMPRESSIONANTI
Due su tutti: nel 2023 si sono registrati ben 151mila conflitti ; cioè una persona su quattro è rimasta esposta in scenari bellicosi che hanno fatto deragliare popolazioni e vaste regioni. Secondo dato: sono 50 i Paesi con indici di conflitti estremi, elevati o turbolenti. Ma c’è un terzo dato non meno inquietante. È una cifra che riguarda i bambini uccisi o mutilati nel 2023: ben 8.647.

Uno su sei ha vissuto (o vive ancóra) in una zona di guerra. Gli analisti e saggisti come Federico Rampini o come il binomio Belotti-Giuliani (da pochi giorni tornati in libreria con un saggio sulla guerra in corso tra le spie cinesi e americane) sono concordi nell’individuare in 4 Paesi una emblematica mappa della “terza guerra mondiale a pezzi”. Eccoli.

1. UCRAINA – Negli ultimi 12 mesi è stato il Paese con il maggior numero di eventi violenti con una media di oltre 950 episodi di violenza a settimana (48.000 in 1 anno). L’Ucraina è anche il Paese con più morti, oltre 36.000 vittime nell’ultimo anno.

2. MYANMAR- Il Paese asiatico, in passato noto come Birmania, ospita il maggior numero di gruppi armati non statali. Ogni gruppo, in media, è coinvolto in 8 eventi violenti all’anno. Il Paese ha registrato nell’ultimo anno 15.587 vittime di violenza per un totale di 8.700 episodi.

3. MESSICO – È il Paese più pericoloso per i civili. Acled ( l’organizzazione non governativa statunitense specializzata nella collezione di dati, analisi e mappature dei conflitti nel mondo) ha registrato quasi 7.000 episodi di violenza che hanno preso di mira direttamente i civili in tutto il Paese negli ultimi 12 mesi ( 7.000 vittime in 1 anno).

4.PALESTINA – È il conflitto più concentrato in termini di diffusione geografica. Accertate in 1 anno 18.284 vittime. La crisi è secolare. Si è incancrenita con la sparizione  proposta dall’Onu nel 1947 (due Stati: Israele e Palestina). Da allora il conflitto israelo-palestinese ha visto di tutto: due guerre, tre “intifade”, cioè “rivolte”, migliaia di vittime? Il processo di pace, avviato in gli accordi di Oslo (1993), non si è mai concluso.

Due anni dopo Rabin e Arafat hanno firmato altri accordi di pace: il cosiddetto “Oslo 2”. Hamas, con la strage del 7 ottobre, ha rimesso indietro l’orologio della storia.

IL NARCOTRAFFICO
I conflitti legati alla droga sono molteplici, ma quelli che stanno provocando più morti (dopo il conflitto che ha insanguinato la Colombia) è la guerra messicana. Uno scontro talmente militarizzato da essere uscito dai normali confini della attività criminale. Questo conflitto armato vede contrapposti i cartelli della droga che controllano intere città o interi quartieri e le forze armate del governo. E terrorizza mezzo Sud America.

 
 
 
 
 
 
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