Sicilia dove un popolo muore di sete galleggiando sull’acqua, una storia vera e assurda. Nel 1947 dopo l’approvazione costituzionale dello Statuto siciliano un gruppo di deputati, tra cui Giuseppe La Loggia, fecero finanziare dalla regione uno studio da parte del maggior esperto idrogeografico italiano, il prof. Masera.
Costui affermò che sotto i monti Iblei ed in altri due punti dell’isola c’era a grande profondità un mare d’acqua, che consentiva di risolvere i problemi di siccità della Sicilia ed anche della Calabria.
Solo che i mezzi di indagine di allora non consentivano di definire l’esatta profondità. Inoltre le tecniche di trivellazione, usate per l’oro nero, il petrolio, non arrivavano a profondità del tipo di quelle ipotizzate dagli scienziati. Pertanto non se ne fece nulla.
Altri tentativi di analisi territoriale idrogeologica furono fatti in seguito. Ultimo quello finanziato nei primi anni 2000 da un altro La Loggia, una fissazione di famiglia, Enrico che fu anche ministro.
Ben 400 milioni di euro, spesi pare solo per un ottavo per studi e perizie sull’acqua profonda sotto la Sicilia. Studi, professori, ricercatori, ma mai una trivella è entrata in funzione.
Una norma non scritta della Regione Siciliana prescrive che se non vuoi risolvere un problema organizza un comitato o un tavolo tecnico di esperti, il problema viene ucciso da chiacchiere e narcisismi incrociati.
Recentemente uno studio di ricercatori di Roma Tre, dell’università di Malta e dell’INGV, ha affermato con certezza, visto l’avanzamento tecnologico dei mezzi di indagine, satellitari e non solo, che sotto i monti Iblei c’è una faglia acquifera, potabile o a bassa salinità, pari al 17 miliardi di metri cubi d’acqua, a soli 700 metri di profondità.
Qualcuno potrebbe pensare che 700 metri siano tanti, ma le trivelle per il petrolio oggi arrivano a 4/5 km. A meno di non pensare che l’oro nero sia più importante che l’oro blu, in Sicilia non è così, che ne facciamo della benzina se ci stiamo desertificando territorialmente e demograficamente?
Quanto costa fare una esplorazione con una sonda a quelle profondità per confermare quelle ipotesi? Miliardi? No, costerebbe 1,5 mln, quanto il Parlamento siciliano ha speso per mille lavastoviglie contro la crisi idrica e un paio di sagre della salsiccia.
Buttiamo soldi per tutti i procacciatori di voto, e non cerchiamo di capire se c’è un giacimento d’acqua a poche centinaia di metri sotto la Sicilia? Cui prodest?
Forse si vuole rimanere in questo stato di disastro e desertificazione, per fare morire l’agricoltura siciliana, spopolare l’isola e farla comprare a multinazionali dell’energia e delle materie prime, le quali poi magari l’acqua con pochi soldi la capteranno, e la rivenderanno a prezzi esagerati?
Sembra un piano da Spectre, ma Hollywood ci ha insegnato che la realtà supera sempre la fantasia. In un mondo fantastico un popolo muore di sete galleggiando sull’acqua. Questo mondo fantastico si chiama Sicilia.