La costante è che se ne fregano. Dell’immagine, delle critiche, dell’eventuale disistima suscitata tra la gente. Vanno al sodo alla Regione Sicilia. Dopo il voto di Assemblea, a scrutinio segreto ma da nessuno rinnegato alla luce del sole, con cui i deputati regionali si sono aumentati la retribuzione di 890 euro al mese, ecco l’aumento premio ai capi dipartimento e funzionari di alto incarico. Aumento pari al 10 per cento di quell’istituto che si apprende essere in busta paga, si chiama “retribuzione di posizione”. Si intuisce che sia il riconoscimento in solido, in euro, di un sovra soldo che va oltre lo stipendio. Quello, lo stipendio, serve a pagare per il lavoro svolto. E il titolo, il fregio, il pennacchio che fa, non li si paga in quanto tale?
Ecco quindi una indennità per il fatto di essere là, in posizione, verrebbe da dire per ricompensare il disturbo. Retribuzione semplice non basta, si deve aggiungere quella di posizione. C’è una cultura, c’è del metodo in questa articolata composizione della busta paga. E poi c’è un’altra posizione che rende possibile il tutto: la posizione che mette in grado e in potere di controllare e distribuire soldi pubblici. Soldi pubblici passano di là, alla Regione sono “in posizione”, quando passano ne pescano un po’, un pezzetto, anzi un pizzetto di posizione. A domanda, vissuta come importuna e impertinente, il vertice politico della Regione ha replicato secco e seccato: è l’inflazione. Già, è l’inflazione e tu non puoi farci niente. Loro alla Regione invece la loro inflazione l’annullano, di posizione.