SICUREZZA: LE RONDE NON SONO LA RISPOSTA MA SERVONO PENE SEVERE

La Stampa pubblica un editoriale di Marcello Sorgi sul problema della sicurezza intitolato ''Severi ma giusti''. Lo riportiamo di seguito.

''Dopo quel che è accaduto tra sabato e domenica in tre grandi città come Roma, Milano e Bologna, il governo ha fatto bene a dare un’accelerata in materia di stupri. Il decreto annunciato ieri e messo all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe servire ad anticipare parte delle misure anticriminalità già approvate in Senato, a cominciare dal blocco delle scarcerazioni per i violentatori.

E ciò non solo perché in almeno una delle tre violenze, a Bologna, il responsabile – un immigrato tunisino di 33 anni – era già stato arrestato e liberato due volte in dieci mesi, malgrado si fosse macchiato di reati gravi come lo spaccio di droga. Ma anche perché, dall’inizio dell’anno, in altri due casi i colpevoli, anche se non tutti, sono stati subito rispediti a casa agli arresti domiciliari. Di qui a una piena libertà, troppo spesso, si sa, il passo è breve. E ancor più corto, purtroppo, quello tra la libertà e il ritorno alla delinquenza.

Non a caso, a caldo, su un punto le reazioni dei due sindaci di Roma e Bologna, pur provenienti da schieramenti politici opposti, sono state coincidenti. Alemanno ha chiesto alla magistratura «di dare segnali forti». E Cofferati s’è lamentato che i giudici non siano in grado «di assicurare la certezza della pena».

Questo, e non altro, chiedono i parenti delle vittime. Non riescono a spiegarsi come mai, mentre ancora le loro figlie giacciono in un lettino d’ospedale, o cercano faticosamente, con l’ausilio di uno psicologo, di ricostruire le loro terribili esperienze, gli arrestati possano tornare liberi, o semiliberi, dopo solo un paio di notti passate in cella.

In genere, a queste obiezioni, i magistrati rispondono che è la legge a consentirlo, e che perfino un violentatore, se confessa o collabora positivamente alle indagini, ha diritto di attendere il processo fuori del carcere o a piede libero. Se non c’è pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, dice appunto la legge, l’arrestato può essere rimesso in libertà.

Tali interpretazioni delle norme non tengono conto dell’emergenza rappresentata dagli stupri che ormai si verificano tutti i giorni, e dall’allarme sociale che determinano tra i cittadini. Certe cose i giudici non vogliono sentirsele dire. Tra loro c’è anche chi pensa – non a torto, in qualche caso – che se i politici evitassero di scontrarsi quotidianamente, contendendosi i voti, sulla sicurezza, anche le preoccupazioni dei cittadini diminuirebbero.

Ma, a questo punto, non si tratta solo di preoccupazioni. A Roma, sia nel caso dello stupro della notte di Capodanno (violentatore preso e già scarcerato), sia in quello dei due morosi quindicenni aggrediti alle sette di sera nel quartiere molto affollato della Caffarella, i genitori delle vittime hanno minacciato di farsi giustizia da soli. Si dirà che, in certi momenti, la rabbia e il dolore fanno pure straparlare. Ed è vero. Ma se il padre, o la madre, di una ragazza stuprata vuole una pena severa per chi ha violato la figlia, non straparla: chiede una cosa giusta.

È possibile che anche queste considerazioni siano alla base dell’accelerata decisa dal governo. Ma proprio perché il decreto è ancora in gestazione, e non è dato sapere quante delle norme uscite dal Senato vi saranno inserite, senza nulla togliere all’urgenza dell’intervento, forse c’è ancora tempo per riflettere e selezionare meglio le misure da far partire nell’immediato. Bene, appunto, il blocco delle scarcerazioni per gli stupratori. E bene, se si realizzerà, l’incremento degli organici delle forze dell’ordine, in controtendenza con i tagli che anche in questo delicato settore sono stati imposti dalla situazione dei conti pubblici. Se invece, com’è prevedibile, l’aumento del numero di poliziotti e carabinieri dovesse rivelarsi più difficile da realizzare, si potrebbe decidere di richiamare quelli destinati all’estero in missioni di pace, e sostituiti sulle strade delle metropoli da soldati meno adatti e meno addestrati per compiti di sicurezza.

Sarebbe opportuno, poi, che davanti a decisioni del genere l’opposizione rinunciasse alle polemiche e favorisse l’iter parlamentare dei provvedimenti. Nello stesso senso, per agevolare un confronto meno teso nelle aule della Camera e del Senato, potrebbe muoversi il governo. Una delle misure che dividono di più riguarda le ronde di liberi cittadini che, sia pure senza armi, e autorizzati dai sindaci, dovrebbero affiancare le forze di polizia nei pattugliamenti notturni delle strade. In un momento di così grave tensione, con la gente che minaccia vendetta in mancanza di giustizia, i rischi di una svolta come questa potrebbero rivelarsi superiori agli eventuali vantaggi.

Proprio perché siamo di fronte a un’emergenza, che colpisce in misura eguale città amministrate dalla destra e dalla sinistra, non sarebbe male agire severamente, ma con freddezza. Separando le azioni utili da quelle destinate a venire incontro alle emozioni più diffuse, la politica dalla propaganda, gli annunci dagli interventi concreti. E cercando, soprattutto, di non alimentare illusioni: perché la guerra contro la criminalità e per una maggiore sicurezza sarà lunga. Molto più lunga di quel che ci si può aspettare''.

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