Siria: cibo ai profughi da oltre il filo spinato

(dell'inviato Rodolfo Calo')
– GUVECCI (CONFINE TURCHIA-SIRIA), 19 GIU – Anche se
solo passando cibo al di la' del filo spinato e senza
formalmente mettere piede in Siria, la Turchia ha cominciato
oggi a fornire aiuto umanitario alle migliaia di profughi
accampati nella boscaglie di fronte ai suoi confini meridionali
sul Mediterraneo per sfuggire alla repressione del regime
siriano che ora sta anche cercando di bloccare la loro fuga.
La decisione di fornire aiuto umanitario ai profughi
accampati in territorio siriano era stata annunciata tre giorni
da fa dal ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu stimando
il loro numero in ''piu di diecimila''. Una massa di disperati
che la Croce Rossa, attraverso il suo presidente Jakob
Kellenberger da stasera in visita a Damasco, vuole poter
assistere e a cui la Turchia – come ha precisato all'ANSA una
fonte del ministero degli Esteri turco – per ora fornisce ''solo
cibo'' attraverso l'organizzazione umanitaria islamica
''Mezzaluna rossa'', senza che operatori o soldati mettano piede
in territorio siriano.
Non si tratta dunque ancora della concretizzazione di
ventilati piani per la creazione di una ''zona cuscinetto'' in
cui assistere in profughi in Turchia o addirittura in territorio
siriano qualora la situazione diventasse ingestibile solo nelle
tendopoli turche allestite nella provincia con capoluogo
Antiochia: nei quattro campi oggi erano state censite piu' di
10.500 persone, per oltre la meta' ''bambini'' o comunque
minorenni.
L'esercito siriano è stato dispiegato in forze sulle strade
che portano al confine nord-occidentale con la Turchia per
evitare che l'esodo degli oppositori aumenti ulteriormente. I
militari hanno anche circondato e praticamente isolato il
villaggio di Bdama, situato a circa 20 chilometri dalla
frontiera turca, già ieri preso d'assalto dai soldati del
presidente Bashar al Assad dato che alla sua panetteria e altri
negozi si rifornivano circa 2.000 profughi.
Una di queste persone in fuga e' una donna sulla quarantina
che ha preferito farsi individuare solo come proveniente da un
paesino circa 50 chilometri a sud di Jisr ash Shughur, un centro
colpito duramente dalle repressione nei giorni scorsi. Velata,
oggi era ospite per qualche ora in una casa di Guvecci in attesa
che qualcuno portasse da mangiare per lei e i suoi sei figli. Su
un divano con accanto alcuni dei 12 bambini della donna turca
che la stava ospitando, la siriana ha detto di essere fuggita
dopo che si era sparsa la voce ''che i soldati uccidono i
bambini'': ''e quindi quando li abbiamo visti siamo scappati''.
Alla domanda se avesse prove di questa accusa, la donna ha
risposto che ''un amico ci ha detto: scappate, se li trovano li
uccidono''. Come? ''Con i coltelli'', ha risposto indicando la
gola coperta dal vestito nero che porta per lutto a causa
proprio della ferocia del regime: il primo giugno, ''durante una
protesta'', ''hanno ucciso mio fratello, che stava a Latakya'',
ha detto aggiungendo che e' morto in un'altra occasione anche il
cognato.
E sempre su questo tratto di confine dissidenti siriani hanno
annunciato la formazione di un 'Consiglio nazionale' che si
propone di ''guidare la rivoluzione siriana'', facendo leva su
''tutte le comunità e dai rappresentanti delle forze politiche
nazionali all'interno e all'esterno della Siria''.
La casa, modestissima, affaccia sulla valle in fondo alla
quale – di qualche metro in territorio siriano – profughi sono
accampati sotto una trentina di tende fatte di teloni azzurri o
verdi. ''Saremo un centinaio'' stima la donna raccontando di
come sopravvive fra la boscaglia. ''Mangiamo solo pane''
sostiene, aggiungendo ''formaggio, pomodori e cetrioli'' quando
le si ricorda che di solo pane non si sopravvive cosi' a lungo.
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