Somalia/ Cibo dell’Onu trafugato e venduto a Mogadiscio. Quando la solidarietà diventa mercato nero.

Un servizio realizzato dalla televisione britannica ‘Channel4’ e anticipato dal quotidiano britannico ‘Times’, mostra delle immagini agghiaccianti: tonnellate di cibo,  provenienti dal ‘WFP’ (World Food Programme) e destinate alla popolazione somala vengono regolarmente trafugate e rivendute al mercato di Mogadiscio.

Sono 3,25 milioni i somali che hanno bisogno di aiuti alimentari. Basti pensare che un bambino su quattro muore prima di compiere cinque anni, mentre uno su sei soffre di malnutrizione acuta e sono 45mila le tonnellate di cibo che vengono spedite ogni mese in Somalia dal Kenia.

Ebbene, alcuni dei 580 milioni di euro di aiuti umanitari, sotto forma di barattoli di olio e sacchi di farina e grano sono esposti nelle vetrine dei negozi di Mogadiscio con ancora il marchio delle Nazioni Unite, senza che ci si prenda neanche la briga di occultarne la provenienza. Anzi, un commerciante del mercato ha dichiarano agli operatori di ‘Channel4’ di aver  acquistato le forniture direttamente dal personale delle Nazioni Unite. «Compriamo aiuto direttamente dal personale del WFP – dice  – e i prodotti sono liberamente disponibili e si possono acquistare sempre, ma di solito si acquistano dai 500 a 1.000 sacchi alla volta. Non di più».

Un altro commerciante racconta: «Andiamo all’ufficio del WFP e compiliamo la richiesta per creare un campo profughi. Quando riceviamo il cibio ne diamo un pò agli sfollati, ma il resto ce lo dividiamo fra noi e quelli del WFP sono d’accordo».

A peggiorare la situazione somala è la terribile siccità  che si è abbattuta quest’anno e la violenza intestina che il presidente appena eletto Ayaan Hirsi Ali non riesce a sedare.

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