Stato palestinese, no di Begin jr

TEL AVIV – Desta frizioni ai vertici del Likud l'intervento tenuto ieri alla Knesset dal premier Benyamin Netanyahu, in vista di una missione negli Usa in cui sara' ricevuto dal presidente Barack Obama. Il primo a dar voce ai dissensi e' stato Benny Begin (il figlio del premier Menachem Begin), che e' oggi considerato uno degli ideologi del partito. Ieri Netanyahu si e' espresso a favore di uno Stato palestinese smilitarizzato, ''che venga costituito solo nel contesto di accordi di pace e che non rappresenti un pericolo per la sicurezza di Israele''. In particolare ha menzionato la necessita' di una presenza prolungata dell'esercito israeliano sulla vallata del Giordano. Ma Begin Jr. ha immediatamente preso le distanze respingendo l'idea stessa di uno Stato palestinese. ''La mia opposizione e' cresciuta ulteriormente con la firma degli accordi di riconciliazione fra al-Fatah e Hamas'' ha detto a radio Gerusalemme. In breve tempo, ha previsto, uno Stato del genere sarebbe diretto da Hamas, assumendo un carattere ''terroristico''. Anche un esponente del movimento dei coloni – il sindaco della citta'-colonia di Ariel, Ron Nahman (Likud) – ha trovato il discorso di Netanyahu troppo flessibile. ''Mesi fa Netanyahu ci aveva promesso una ripresa dei lavori di espansione nelle colonie. Adesso – ha invocato – mantenga le promesse''. Nei commenti della stampa il discorso di Netanyahu viene visto come moderato nella sostanza, se non nella forma. Tuttavia, concordano diversi analisti, non rappresenta quella svolta attesa dagli Stati Uniti per rilanciare trattative dirette fra Israele e Anp.

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