Statua del santo davanti a casa del boss: lite tra vescovo e sindaco

CASTELLAMMARE DI STABIA (NAPOLI) – La statua del santo patrono di Castellammare di Stabia, San Catello, non potra' piu' genuflettersi davanti al balcone del boss con il consenso dell'amministrazione comunale. L'ultima sosta per sottolineare il ''rispetto'' della citta' ad un noto malavitoso gia' condannato per associazione camorristica, e' stata all'origine del contrasto esploso tra il sindaco, Luigi Bobbio, e l'arcivescovo di Sorrento-Castellammare, monsignor Felice Cece, ormai prossimo alla pensione, che ha tentato di mediare tra i portatori della statua e il primo cittadino, ex magistrato della Dda, che si opponeva alla sosta. Alla fine Bobbio ha annunciato che ''finche' l'Arcivescovado non assicurera' che dall'itinerario della processione verra' abolita quella sosta, l'amministrazione comunale non partecipera' piu' con proprie rappresentanze e gonfalone al corteo religioso''. Un'informativa sui fatti accaduti ieri e' stata inviata dai carabinieri alla Prefettura di Napoli e alla procura della Repubblica di Torre Annunziata. Castellammare di Stabia non e' Ponteratto e il sindaco Bobbio con il vescovo Cece sono figure ben lontane da quelle di Peppone e don Camillo. Le schermaglie tra i personaggi di Giovanni Guareschi che tanto facevano sorridere gli italiani divisi tra i principi laici e quelli religiosi, non trovano alcun legame con le faccende di criminalita' in Campania. A Napoli aveva destato scandalo il funerale con maestosi cavalli neri ingaggiati per trasportare al cimitero la vedova del boss Carmine Giuliano, Amalia Stolder, morta a 51 anni per un male incurabile e portata per le vie di Forcella come una regina. Ieri mattina, dopo la preghiera nello stabilimento della Fincantieri, il sindaco Bobbio ha impartito l'ordine ai vigili urbani di non sostare davanti alla casa del camorrista, com'era accaduto in passato. Ma i portatori si sono ribellati al punto che uno di loro ha esclamato: ''Siamo tutti camorristi''. Il vescovo,che in passato ha condannato dall'altare la criminalita' locale, quando le faide dei clan seminavano morti per le strade ogni giorno, ieri ha provato ad attenuare i toni che stavano pericolosamente trasformando la cerimonia religiosa in un confronto violento tra istituzione e la popolazione del centro storico, affermando che la sosta veniva effettuata in esclusiva devozione a una chiesa del centro antico, situata nei pressi della casa del boss. Ma il sindaco ha replicato che si trattava di una chiesa chiusa tutto l'anno e per giunta situata a dieci metri di distanza dall'abitazione incriminata. La processione e' ripresa ma quando ha cominciato a rallentare nei pressi del luogo contestato, il sindaco ha dismesso la fascia tricolore e ha ritirato il gonfalone. La sosta e' stata effettuata ma solo per un secondo. La statua del santo e' stata posata a terra e subito risollevata, mentre il sindaco ha ripreso il suo ruolo piu' avanti. La vicenda promette pero' di avere un seguito giudiziario, come e' gia' successo per la festa dei Gigli di Barra, in occasione della quale a settembre scorso venne documentata una sosta davanti al boss, agli arresti domiciliari, che per l'occasione si trovava tra la gente in strada per ricevere il rituale omaggio. .

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