No, non è la semplice e in fondo vetusta, antiquata, polverosa trasgressione fatta consapevole di essere tale. No, non è ancora e solo l’usurato seppur una volta usuale faccio il comodo mio ma lo so che sto facendo potenzialmente il danno altrui, solo che chi se ne frega, consapevolmente scelgo il comodo mio. E’ invece qualcosa di nuovo. Nuovo eppur consolidato. E’ una nuova umanità, quella della stolipidità. Quella che fa come gli pare il comodo suo nella incapacità strutturale di rendersi conto di quel che fa. L’umanità della protervia inconsapevole di se stessa, l’umanità che ha imparato a unire e a fondere stolidità e stupidità. Rozzezza comportamentale e flebilità neuronale. Lo stolipidità la osservi quotidianamente nelle strade di Roma mentre guida, parcheggia, comanda.
Esempio preclaro
Quella smart parcheggiata davanti ad un passo carrabile in quel di Prati. Perché quella? Ce ne sono a centinaia ogni giorno in ogni quartiere che bloccano altri umani e altre macchine perché parcheggiate come se non ci fosse un prossimo loro, altri umani al mondo. Quella però, proprio quella perché ha suscitato la reazione unica possibile a fronte della stolipidità: la rimozione a forza, a spinta di Suv. Guardare il video, è la sequenza delle relazioni sociali oggi possibili nella Capitale: tu mi chiudi e blocchi nel mio cortile, palazzo, parcheggio con la tua auto, io non posso che subirti…o rimuoverti. Perché con la stolipidità non si parla e non si tratta. L’uomo e la donna in stolipidità non lasciano la loro auto su strisce pedonali, incroci, passi carrabili, scuole scegliendo la trasgressione che appare loro vantaggiosa ma consapevoli di essere nel torto.
Al contrario: pensano con tutto il loro pensare di esercitare un diritto che nasce dal loro bisogno elementare e primario. Letteralmente non sono in grado di tenersi, proprio come gli infanti non sanno tenere i bisogni. E perché, tra i no pochi perché, pensano così. Perché proprio nn solo non ce la fanno e tenersi ma neanche ce la fanno a concepire una variabile complessa come: se lascio la macchina mia chiusa e chiave davanti a un cancello, magari qualcuno dal cancello deve uscire e allora la sequenza degli eventi si fa più complicata del cercarmi un parcheggio meno immediatamente rozzo.
Ai neuroni sociali, e non solo sciali, degli umani in stolipidità conclamata lo sforzo di programmazione dei prossimi dieci minuti non riesce. Siamo al tramonto della ormai obsoleta figura del chi fa come gli pare sapendo quel che fa. Siamo alla figura sociale, dominante e finalmente paritaria tra i sessi, dello stupido fuso con il prepotente. Due potenze, due motori della storia umana, spesso vicini. A Roma in strada rombano insieme, in coppia, anzi in perfetta e prolifica simbiosi.