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Strage di Bologna, anniversario suscita tempesta politica: ma le sentenze hanno solo prodotto granitica incertezza

Strage di Bologna: ad ogni anniversario si accende, puntuale, una tempesta politica.  Da quel fatidico 2 agosto 1980 – bomba alla stazione ferroviaria, 23 kg di esplosivo, 85 morti, 200 feriti, matrice dell’attento: terrorismo nero di estrema destra – si è visto e sentito di tutto.

Mai però una spiegazione “accettabile”. Mai  certezze. Nemmeno sui neofascisti condannati: Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini (quest’ultimo per ora in primo grado, nel gennaio 2021). Undici sentenze e cinque gradi di giudizio  – dal 1980 al 2020 – hanno lasciato molti punti aperti e soprattutto una “granitica incertezza“  destinata, forse, a non esaurirsi mai.

L’iter giudiziario, talvolta tortuoso e contradditorio, ha indubbiamente portato ad alcune verità inappellabili. Ma restano non pochi lati oscuri. E ancora troppi interrogativi : chi sono stati i mandanti, i finanziatori della operazione? Dove sono finiti i due giornalisti (Graziella De Palo e Italo Toni) scomparsi nel nulla un mese dopo la strage? Che  ruolo hanno avuto la Loggia Massonica P2, le frange deviate dei Servizi Segreti, le organizzazioni Internazionali? E quale era il vero rapporto fra la classe politica dell’epoca, a trazione democristiana, con il mondo arabo?

UN BRUTTO FILM

Tutti concordi almeno su questo. La strage di Bologna è un intreccio inestricabile di interessi, poteri e volontà occulti sul quale si è spesso depositata in aggiunta “ la nebbia fitta di postulati ricostruttivi, tesi a dare in qualche modo una spiegazione accettabile di quanto accaduto ma spesso forieri di non verità “ ( Barbara Biscotti).

LE VITTIME DELLA STRAGE

Sono stati 85 i morti di cui 9 stranieri che venivano da sei Paesi (3 dalla Germania, 2 dall’Inghilterra, e 1 da Svizzera, Francia, Spagna e Giappone). Ben 19 gli studenti, 5 gli insegnanti, 14 gli operai, 12 gli impiegati, 7 pensionati, 11 le casalinghe. Vi sono poi artigiani, militari, ferrovieri, taxisti , dirigenti ,lavoratori appartenenti ad altre categorie e disoccupati. A questi morti vanno aggiunti 216 feriti, a volte gravi che da quel giorno hanno vissuti marchiati dalla paura e dalle conseguenze che hanno per sempre cambiato le loro vite.

LA BUFERA SOLLEVATA DA MARCELLO DE ANGELIS

La polemica innescata da Marcello De AngeliS – ex parlamentare PDL, già militante di Terza Posizione e attuale responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio ( ha sostenuto che gli ex NAR non c’entrano nulla con l’attentato alla stazione di Bologna)- ha sollevato un polverone.

Ma come ha detto il giornalista del Manifesto Andrea Colombo:”Io difendo De ANGELIS. È vero, quel verdetto è tutto sbagliato. Assurdo pensare che non si possa esprimere un parere diverso dalla verità giudiziaria. De Angelis ha esercitato un diritto costituzionale: quello di esprimere un suo pensiero. Ha detto cose che ha sempre detto Cossiga che è stato Presidente della Repubblica.

Le stesse cose che hanno sostenuto importanti magistrati come Rosario Priore. “Tutte le sentenze di questa storia sono profondamente sbagliate dato che non si basano su alcuna prova“. E come Colombo si sono dichiarati perplessi in questi anni numerosi esponenti della sinistra, in testa intellettuali e politici.

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