Suicidio assistito: l’Emilia va avanti, la Toscana frena, il Ministero tace. Torna centrale la questione etica e esplodono i distinguo. Cento italiani ogni anno chiedono il “suicidio assistito “ alla Svizzera, e l’Italia non sa che pesci pigliare. Manca cioè una legge nazionale sul fine vita. E così le Regioni marciano in ordine sparso, con sensibilità diverse. Il rischio, a dir poco clamoroso, è quello di avere venti leggi regionali. Di più: c’è addirittura il rischio che il malato resti solo e abbandonato. È ora che il Parlamento si dia una mossa.
IL CASO BOLOGNA
La regione, governata da Bonacini, con un atto amministrativo – e non con una legge, come in Veneto – ha “strappato”; e ha varato la procedura per la morte su richiesta. Risultato: bastano 42 giorni in Emilia Romagna per congedarsi dalla vita. La procedura è semplice e inizia con la richiesta del malato alla propria ASL che verifica i requisiti previsti dalla sentenza della Consulta.
Dopo essere stato informato su soluzioni alternative, il fascicolo del paziente è inviato al Comitato Etico della ASL ( ente terzo) e, se c’è l’ok, al paziente si autosomministra il farmaco letale. Un modello che ad esempio la Toscana non vuole seguire. Il governatore Bonaccini, alla vigilia dell’approdo in aula della cosiddetta proposta di legge Cappato, fa appello a Roma affinché arrivi a normare il suicidio medicalmente assistito.
È il caso di ricordare che a luglio 2023 l’associazione Luca Coscioni ha depositato le 7.000 firme necessarie per la proposta di legge popolare. E così in Emilia è partito l’iter che, passati 6 mesi, obbliga la regione a portare il tema in discussione.
Un atto formale che si è concretizzato a Bologna la scorsa settimana. Bonaccini ha cercato di evitare un “ Veneto bis” anticipando il voto d’aula con una delibera di Giunta Regionale che ha dato applicazione alla sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale. La delibera emiliana ha dettagliato il percorso per il suicidio medicalmente assistito. Le opposizioni e i cattolici si sono opposti. Immediato il ricorso al TAR.
L’ AIUTO MEDICO FONDAMENTALE
Il suicidio assistito non è altro che l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio. Differisce dall’eutanasia per il fatto che l’atto finale di togliersi la vita, somministrandosi le sostanze necessarie in modo autonomo e volontario, è compiuto interamente dal paziente stesso e non da soggetti terzi che si occupano di assistere la persona nei vari aspetti come il ricovero, la preparazione del farmaco letale, la gestione tecnica e legale post mortem.
L’eutanasia è tutt’altra cosa: è il procurare intenzionalmente la morte di un individuo la cui qualità della vita sia compromessa da malattia, menomazione. In numerosi Paesi l’eutanasia è legalizzata a livello nazionale come ad esempio accade in Olanda, Belgio, Lussemburgo, Colombia, Canada, Spagna e presto il Portogallo.
IL CARDINALE ZUPPI BOCCIA BONACCINI
Il cardinale di Bologna Zuppi sostiene che non esiste un diritto alla morte. Piuttosto c’è un dovere di rafforzare il sistema sanitario nelle cure palliative. Aggiunge il senatore Delrio (Pd di area cattolica ): ”Il cardinale ci dice che la vita è intangibile e io sono personalmente d’accordo con lui. D’altronde la Consulta non ha aperto all’eutanasia.
Certamente c’è una inadempienza del Parlamento. Avevamo trovato un punto di equilibrio con la proposta di legge Bazoli ,quando ero capogruppo alla Camera ,dove la legge è stata approvata il 10 marzo 2022 poi non si è potuto concludere l’iter in Senato, perché sono state sciolte le Camere.