Sul futuro degli Stati Uniti, meglio sulle elezioni del presidente, la nostra politica stenta a pronunciarsi. Preferisce o tacere o rispondere in maniera diplomatica con un “ni”.
“Non entro mai nei problemi di un’altra nazione. Sarebbe sconveniente”, confessa Giorgia Meloni. Certo, i repubblicani sono più vicini ai consevatori come ideologia, però cadere in una trappola del genere sarebbe assai disdicevole. Quindi, inutile insistere: Giorgia tace.
Pure Matteo Salvini, che si è schierato con i Patrioti di Orban glissa e non fa commenti che potrebbero nuocergli oltre ai violenti attacchi che riceverebbe dalla sinistra. Nemmeno la sua simpatia per il premier ungherese lo induce a compiere passi falsi.
Opposizione a parte, si preferisce il silenzio fra quelle forze politiche che sono ondivaghe. Naturalmente la sinistra-sinistra di Nicola Fratojanni non nasconde le sue simpatie: Biden a tutti i costi per evitare le pericolose decisioni di Trump.
Nel Pd, Elly è schierata. Con lei tutti i suoi fedelissimi. Ma se cercate di strappare una parola ai cosiddetti moderati vi sentirete rispondere: “Dipenderà dallo stato di salute del presidente dei democratici”.
Già, sono proprie le condizioni a suggerire il quasi silenzio o che altro? Se Biden dovesse decidersi di dimettersi il panorama sarebbe profondamente diverso. Chi lo sostituirà? Insomma chi sarà l’uomo o la donna a confrontarsi con Trump?
Non è un interrogativo di poco conto, perché la scelta potrebbe orientare non solo gli elettori americani, ma anche tutti coloro che attendono con ansia quel che succederà negli Stai Uniti.
I commentatori italiani più autorevoli si sbizzariscono perché anche in una occasione distante migliaia di chilometri cercano di spostare l’asse sul versante italiano. In primis, c’è lo scontro non più sotterraneo fra la Meloni e Salvini. La premier è più guardinga. Con Biden ha un buon feeling. Lo hanno dimostrato i suoi viaggi alla Casa Bianca ed il vertice tenutosi di recente in Puglia.
Nessuno ha dimenticato il bacetto sui capelli che il presidente americano ha dato a Giorgia e nessuno però scorda che Trump è più vicino alla sua ideologia. Mentre con Salvini, il problema è più semplice perché l’adesione che ha dato ai Patrioti di Urban lo porta sicuramente verso il lido trumpiano. Anche se non lo dice apertamente, i suoi propositi son ben chiari.
Rimane l’altro vice premier di Giorgia, Antonio Tajani. Anche in questo caso la diplomazia (a lui non può mancare visto che è pure ministro degli Esteri) la fa da padrone e dal numero uno di Forza Italia non esce nemmeno una parola. D’altronde si può capire questo atteggiamento perché dal futuro dell’America dipenderà in parte (o in tutto?) il divenire dell’Italia e dell’intero Occidente.
Nel caso fosse lui a vincere, che cosa deciderà Trump per la guerra in Ucraina? L’Europa intera si è schierata con Kiev e dopo?
Ecco la ragione per la quale la prudenza non è mai troppa. Non è solo un fatto italiano: lo stesso è per gli altri stati, Francia, Germania e Spagna compresi.
Se si fa un tifo nascosto per Biden (o per chi lo sostiturà), è per via che le sue opinioni si conoscono e non fanno male a nessuno. Nei quattro anni di sua presidenza, non ha mai abbandonato l’Europa ed ha sempre seguito le indicazioni del vecchio continente.
Se dovesse succedergli Trump? Le ipotesi potrebbero essere differenti, anzi lo saranno certamente se analizziamo le parole e gli atteggiamenti del numero uno dei repubblicani. Meglio Biden o comunque un democratico? La vecchia strada si conosce, l’altra invece……