Superlega, c’è un giudice in Lussemburgo. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha accolto il ricorso sul tema Superlega dichiarando che il ruolo di Uefa e di Fifa (e per li rami di Federcalcio e Lega) costituisce «abuso di posizione dominante» ed è quindi illegale.
da Italia Oggi.
Ciò costituisce una svolta storica nel mondo dello sport parassitario e burocratico, aprendo la porta a una ventata di aria di libera concorrenza che sarà l’elemento purificatore del sistema.
La questione s’era posta qualche anno fa, quando alcuni dei maggiori club europei avevano sottoscritto un accordo per la costituzione di una Superlega e di un supercampionato europeo. Le strutture burocratiche (quelle alla cui testa c’è un certo Gianni Infantino) europee insorsero minacciando la fine del mondo, in modo così ingiustificato e vessatorio da far immaginare il peggio immaginabile.
Dietro lo schermo ipocrita di una difesa delle piccole squadre (che dal cambio di paradigma vedrebbero premiate le «best practies» delle società specializzate nello sviluppo dei vivai e nella valorizzazione dei talenti) c’era la difesa dei grandi interessi ch’erano in testa ai vertici delle varie organizzazioni, il più rilevante dei quali riguarda la negoziazione dei diritti televisivi.
Nessuno di questi alti burocrati si rendeva conto che anche il mondo del calcio stava cambiando. Il regno dell’imprenditore ricco, stupido e vanaglorioso che bruciava miliardi sull’altare di una effimera popolarità e dell’imprenditore che del commercio estero su estero di calciatori aveva fatto il proprio business per i ricavi legali e illegali che ne poteva trarre, era in crisi e stava tramontando.
Lo dimostrava il fatto che crescente era il numero degli imprenditori americani dello sport che iniziavano a investire in Italia: una presenza che colpiva direttamente tutta la parte parassitaria del sistema spingendo lo stesso sulla via della trasparenza e della tutela del diritto di intrapresa sportiva.
In queste ore, l’informazione sportiva è in gramaglie per il colpo che ricevono le relazioni speciali costituitesi negli anni tra stampa e società calcistiche e il tentativo palese è quello di dire alla gente che non è accaduto nulla nel momento stesso in cui sta per avvenire un salvifico diluvio universale.
Il processo sarà lungo, ma molto meno lungo di quanto si possa immaginare, visto che i grandi club vedono di già aperta la strada per costituirsi in Superlega europea e per rendere vane le eventuali squalifiche e prese di posizione delle federazioni e delle leghe nazionali.
Si dice, addirittura, che il Regno Unito adotterà una legge per impedire alle proprie società calcistiche di aderire alle novità discendenti dalle decisioni della Corte europea.
Nulla di meno attendibile e per ragioni reali non teoriche: 1) il Regno Unito ha un governo e un premier conservatore ontologicamente alieno dal disturbare la libertà economica o d’intrapresa; 2) nel Regno Unito operano le 3 o 4 società che beneficeranno più delle altre dell’abolizione delle restrizioni attuali; 3) il Regno Unito dispone già di una normativa volta a favorire gli investitori stranieri che vogliano spendere i loro dollari nel mondo dello sport.
Ha inizio una nuova fase: e non c’è da dubitare che gli interessi colpiti reagiranno e reagiranno duramente.Lo sport, il calcio e lo spettacolo, beneficiari dell’apertura europea, sapranno far valere le loro ragioni legali.
da Italia Oggi