Tarantini: “Ho sbagliato e pagherò. Ma con la mafia non c’entro nulla”

Pubblicato il 17 Settembre 2009 - 10:32 OLTRE 6 MESI FA

Giampaolo Tarantini torna a parlare. E lo fa in modo inedito, accantonando ogni forma di superbia ed ammettendo le proprie responsabilità. Dopo le ammissioni davanti alla magistratura barese, l’imprenditore fa “mea culpa” anche con i giornalisti: «Ho le mie colpe. Ho commesso dei reati. Sto già pagando e chissà per quanto tempo ancora pagherò».

Dopo aver candidamente ammesso di aver procurato una trentina di escort al presidente del Consiglio, Tarantini sente il dovere di fare ammenda: «voglio ribadire le mie scuse al presidente Silvio Berlusconi che a sua insaputa ho tirato in ballo in questa storia». Scuse, però, che difficilmente basteranno a fermare la macchina giudiziaria.

Il vero motivo per cui Tarantini parla, però, è un altro: tirarsi fuori da un coinvolgimento, quello con la criminalità organizzata, che rischia di travolgerlo ed aggravare non poco la sua già delicata posizione. «Sono un ragazzo. E tutto il resto che non c’entra niente con me, con questa storia. Non mi parlate nemmeno di malavita, per favore, queste sono cose serie».

L’imprenditore, probabilmente, è stato spaventato da un malinteso circolato negli ultimi giorni, dovuto a un’omonimia. Nel suo interrogatorio di fine luglio sulla drogal’imprenditore fa il nome di due dei suoi spacciatori di riferimento. Uno dei due è un certo Onofrio Spilotros, di 23 anni, piccolo pusher operativo a Bari. Pochi giorni dopo, sempre nella città pugliese viene ucciso, nell’ambito di una guerra tra clan, un altro Onofrio Spilotros, 32 anni, considerato luogotenente del caln Strisciuglio, il più importante della città.

Questa la ragione dell’associazione di Tarantini con la criminalità organizzata. Ma si tratta  solo di un curioso caso di omonimia.