Tecnologia e droni, ingredienti principali delle ultime guerre. Vince chi li sa usare meglio.
È l’opinione degli analisti militari di mezzo mondo, alla ribalta con gli ultimi conflitti che stanno decidendo gli equilibri del mondo: Ucraina e Israele in testa. Senza dimenticare la guerra infinita in Congo,la guerra civile nello Yemen, regione contesa da due nemici giurati : Iran e Arabia Saudita.
E tanti altri conflitti come Afghanistan, Nagorno Karabakh (Armenia e Azerbaigian da trent’anni si contendono la regione montuosa). Come succede nel Sahel, la fascia di steppa arida a sud del deserto di Sahara: Mali, Burkina Faso e Niger stanno pagando un prezzo molto alto.
Come succede dal 1948 nel Myanmar (Birmania), un tempo conflitto a bassa tecnologia; un conflitto simile alla guerra di trincea del secolo scorso. Non è più così’ da dieci anni. Da quando cioè è arrivata la tecnologia degli Mi-35 che ha attivato la svolta con precisi attacchi dal cielo. Ma le innovazioni tecnologiche non sempre funzionano.
LA TECNOLOGIA È NULLA SENZA LA STRATEGIA
Lo sanno molto bene Putin, Netanyahu, Zelenski. Certo, il dominio tecnologico conferisce una superiorità incontestabile ad un esercito.
Ma non può, da solo, condurre alla vittoria. Tutto dipende dall’uso che ne fanno i capi militari e gli Stati. Questo lo spiega bene nel suo ultimo saggio il docente statunitense Michael Neiberg, titolare della cattedra di studi sulla guerra presso il Dipartimento di Sicurezza e Strategia Nazionale del “ Army War College “ della Pennsylvania; un college che fornisce istruzioni di livello universitario ad alti ufficiali militari e civili per prepararli ad incarichi e responsabilità di leadership senior.
In buona sostanza le innovazioni tecnologiche presentano spesso dei rischi oppure richiedono infrastrutture molto costose. L’informatica costituisce un tallone di Achille con cui tutti gli eserciti occidentali devono fare i conti. I sistemi tecnologici sono per definizione dinamici e producono spesso risultati opposti a quelli previsti da chi li ha progettati.
Tutte le operazioni militari occidentali dipendono ormai inevitabilmente dalla sicurezza delle reti informatiche. Hamas consapevole di questo handicap ne ha approfittato per distruggere e controllare le reti di computer degli israeliani.
L’ERA DEI DRONI, ATTORI PRINCIPALI
Oggi i droni sono diventati un elemento centrale delle operazioni militari. Nel corso dei suoi due mandati Barack Obama ne ha fatto largo uso soprattutto in Pakistan, Somalia e Yemen, senza parlare dei campi di battaglia dell’Iraq e Afganistan.
Come documenta il suo recente saggio Katarine Hall Page ( Università di Londra ) gli aerei senza pilota hanno una doppia funzione: sorveglianza e attacco del bersaglio. Soprattutto la definizione dell’obiettivo è sempre più basata sull’uso di metadati, di algoritmi e automazione. Siamo alla “ Guerra robotica o non umana “. Gli attacchi attuali dei droni rappresentano modi nuovi di superare i limiti geografici e tecnologici della guerra. È quanto stiamo vedendo (anche) sui cieli di Gaza.