Tennis, Open Italia. Djokovic, n.1 ora missione possibile

ROMA – Quella che due mesi fa era per sua stessa ammissione una ''missione impossibile'', battere Rafael Nadal sulla sua superficie preferita – la terra rossa – ed a casa sua, oggi e' realta'. Novak Djokovic ha coronato la sua 'mission' domenica a Madrid battendo il numero uno del ranking mondiale ed ora punta a scalzare da trono 're Rafa''. Gli Internazionali Bnl d'Italia possono essere il momento del sorpasso. Djokovic lo sa ma alla vigilia del suo esordio al Foro Italico non si lascia andare a proclami e con l'umilta' di sempre racconta di questa sua stagione straordinaria, fatta di 32 successi in altrettanti incontri, e fissa l'inizio della sua scalata in un momento ben preciso: la finale di Coppa Davis tra la sua Serbia e la Francia a fine 2010. ''Sono stati i tre giorni piu' belli della mia carriera – dice il serbo in conferenza stampa – La vittoria in Coppa Davis mi ha dato grande fiducia, e' stato un evento storico per noi. da quella vittoria mi sono sentito piu' pronto che mai a tornare in campo. La Coppa Davis e' stata la vittoria piu' importante di tutte''. Da quel momento Djokovic e' stato un rullo compressore. Ha collezionato risultati importanti che lo hanno portato a scalare la classifica Atp fino al successo di domenica scorsa a Madrid contro Nadal, che gli e' valso la piazza d'onore nel ranking Atp. Ora c'e' un altro obiettivo che Djokovic vuole raggiungere. ''Diventare il numero uno al mondo e' il mio sogno – sottolinea in un perfetto italiano – sto dedicando tutta la mia vita a questo traguardo. So pero' che devo lavorare ancora molto, manca ancora qualcosa. Non so quanto tempo servira', se qualche settimana, un paio di mesi o qualche anno. Io lavoro per raggiungerlo. Devo vincere un torneo importante come gli Internazionali di Roma o un torneo del grande Slam. Per diventare il numero uno devo giocare con costanza anche perche' Nadal, come minimo, arriva sempre in semifinale''. Djokovic sa bene quanto puo' essere importante per il suo sogno fare bene a Roma. Ci tiene a far bene al Foro Italico, d'altra parte il serbo e' molto legato all'Italia e puo' contare sull'appoggio del pubblico che lo ha sempre sostenuto. E cosi' prima di tornare in campo ieri si e' concesso una giornata di relax (in serata e' andato al teatro Sistina per lo spettacolo di Fiorello). ''Se la finale di Madrid e' stata la miglior partita della mia vita? Quest'anno sicuramente e' stata il mio miglior match – dice Djokovic – soprattutto perche' la vittoria e' stata ottenuta sulla terra battuta, la superficie preferita di Nadal ed a casa sua. In passato ho comunque giocato molto bene altre volte''. ''Ho lavorato molto negli ultimi mesi, senza trascurare il minimo dettaglio'', spiega Djokovic che sottolinea come i miglioramenti ottenuti non sono solo tecnici ma anche mentali: ''Ho migliorato il servizio, ottengo piu' punti e poi mi sento meglio a livello mentale; sono maturato sia come uomo sia come atleta. Ho piu' consapevolezza dei miei mezzi, so cosa fare in campo. Sto giocando senza dubbio il miglior tennis della mia vita. Non so quando perdero', pero' sono sempre concentrato per vincere''. Djokovic racconta di aver riguardato la finale di Madrid di domenica scorsa e di essersi scoperto ''come uno che sa di poter battere Nadal. Ho visto un giocatore aggressivo, che ha cercato le opportunita' e le ha sfruttate. Se lo dovro' affrontare di nuovo, vorra' dire che siamo di nuovo in finale..''. A chi gli domanda se il gesto che fa sempre dopo le vittorie, quello delle tre dita (Dio-Patria e famiglia, tipico dei nazionalisti serbi), abbia un riferimento politico, Djokovic spiega: ''Non e' un gesto politico – conclude – rappresenta l'identita' del mio paese ed e' un saluto che rivolgo alla mia gente''.

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