Terremoto/ Sindaci: senza le seconde case, molti comuni rischiano di diventare “paesi fantasma”

«Senza la ricostruzione delle seconde case molti comuni abruzzesi diventeranno paesi fantasma». A parlare sono alcuni sindaci di comuni abruzzesi colpiti dal sisma, ma rimasti “fuori cratere”, ovvero fuori dall’elenco di quei comuni per i quali sono stati stanziati i fondi per la ricostruzione, a quanto si apprende dall’Agi. «Siamo qui per portare la nostra solidarietà a chi è stato più sfortunato di noi, spiega il sindaco di Raiano, Enio Mastrangioli, ma anche perché siamo comuni considerati fuori cratere, della valle Peligna, quindi non ancora riconosciuti come comuni terremotati.

Abbiamo però 140 abitazioni inagibili, solo nel mio paese, cinque chiese sono rimaste chiuse e stiamo chiedendo di poter rientrare nel ‘cratere’. «Bertolaso –  continua il sindaco, ci aveva assicurato che dopo un primo rilevamento avrebbero provveduto a delle rivelazioni più accurate ma fino ad oggi questo non è avvenuto».

Il problema di comuni come Raiano è soprattutto legato al tessuto economico e sociale costituito dalle seconde case. «Abbiamo avuto sedici frazioni distrutte, l’80% delle case inagibili, di cui il 70% sono seconde case», spiega Luciano Giannonne, sindaco di Lucoli: «Senza contributo il nostro rimarrebbe un paese fantasma, buono soltanto per le visite turistiche di chi si diverte a vedere gli effetti di una catastrofe».

Per questo il sindaco chiede «il riconoscimento del 100% dei contributi per la ricostruzione delle seconde case». “Il nostro –  aggiunge Nicola Risi, sindaco di Cocullo – è un tessuto economico particolare: le seconde case non sono case di ricchi, ma di poveri operai emigrati all’estero che le conservano per tenere vivo il legame con la terra d’origine. In più si tratta di persone che vengono nei nostri paesi in vacanza e rappresentano una fonte importantissima di introiti per i comuni stessi».

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