Tibet, nel monastero di Kirti "rieducazione" dei monaci ribelli

PECHINO – Tutti a lezione per imparare i principi della costituzione cinese, le leggi criminali e le norme religiose, i monaci del monastero di Kirti, nella provincia del Sichuan cinese, sei settimane dopo che un giovane monaco si e' ucciso dandosi fuoco nel terzo anniversario delle proteste tibetane antigovernative e dopo giorni di scontri e occupazione militare dello stesso. Lo riferisce l'Agenzia Nuova Cina. Lo scorso 22 aprile il governo locale ha emesso una circolare nella quale ha deciso di rafforzare l'istruzione dei monaci del monastero di Kirti soprattutto in materia di principi della costituzione cinese. Le informazioni fornite dalla stampa cinese parlano di monaci contenti per la 'rieducazione'. Wang Jun, capo della contea di Aba, quella dove appunto si trova il monastero di Kirti nella provincia autonoma tibetana, ha sottolineato, specie dal 2008 in poi, la situazione e' stata sempre abbastanza tranquilla e che i problemi hanno riguardato solo pochi monaci che sono stati coinvolti in disordini o problemi con la legge. ''Ci sono state situazioni in cui la polizia – ha detto Wang – ha sequestrato armi o anche materiale pornografico nel monastero, ci sono stati alcuni monaci che hanno tenuto comportamenti contrari alla disciplina buddista''. Secondo alcuni, la decisione del governo di procedere ad un training dei monaci deriva dalla volonta' di controllarli, di tenere a freno eventuali altre proteste. La polizia locale la scorsa settimana aveva dichiarato che l'incidente avvenuto alcune settimane fa, con la morte del monaco Phuntsok e le manifestazioni che si sono susseguite nelle settimane successive, era da considerarsi un'offesa criminale, attentamente pianificata e mirata a creare disordini. La tensione nella zona del monastero di Kirti non si e' mai placata dal 16 marzo scorso, quando un monaco di nome Phuntsok si e' dato fuoco nel terzo anno del forte intervento armato cinese nel Tibet del 2008, morendo il giorno dopo. La repressione cinese e' proseguita nelle settimane successive, colpendo tutti coloro che sono scesi in strada per chiedere maggiore libertà religiosa e di espressione. Il 12 aprile alcune migliaia di persone hanno creato una vera e propria barriera umana nel tentativo di impedire che i poliziotti entrassero nel monastero per arrestare i religiosi sospettati di attivita' controrivoluzionarie e deportare tutti quelli compresi tra i 18 e i 40 anni. Da allora la polizia controlla la zona in maniera continuativa per impedire qualsiasi nuova protesta. Pochi giorni fa due anziani tibetani sono stati picchiati a morte dalla polizia cinese mentre cercavano di impedire che circa 300 monaci fossero portati in una località segreta.

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