Trump golpista orgoglioso e confesso, orgoglioso ancor più che chiaramente confesso. “Giornata bellissima” ha battezzato Trump quel 6 gennaio. E non si riferiva al clima, al meteo. Giornata bellissima perché radiosa, resa tale dalla gente che a mano violenta se non armata assedia e poi dà l’assalto al Parlamento Usa, al Campidoglio. Assedio e assalto per dare la sveglia e impartire la lezione ai parlamentari, per massaggiarli in modo che non riconoscano il risultato delle elezioni e Biden presidente.
Una versione stelle e strisce della marcia su Roma e dell’olio di ricino. Una versione molto moderna e molto americana appunto ma con un ingrediente base comune: le elezioni sono una truffa se non le vinciamo noi, noi l’unico vero popolo, altro popolo non c’è e, se c’è, lo riduciamo a dimensioni piccole piccole a suon di manganellate. L’assedio, il rifiuto del risultato elettorale, lo smontaggio del pilastro primo del patto sociale (appunto la reciproca garanzia del rispetto del risultato elettorale), la violenza, la caccia al deputato, i morti, il colpo di Stato sono ciò che Donald Trump definisce, battezza e illustra, da golpista orgoglioso, come “una bellissima giornata”.
Potrei uccidere nella Quinta…
E non perderei un voto. Lo ha detto, orgoglioso, sempre Donald Trump. Per illustrare di cosa sia fatto e impastato talvolta il favore popolare, Trump disse appunto: “Potrei scendere e sparare a qualcuno nella Quinta (strada ndr) e non perderei un voto. Anche per questo Trump può dire oggi che tentare di far fuori la democrazia americana, usare la forza del vero popolo americano organizzato in americano squadrismo, dare l’assalto al Parlamento e farne un… (bivacco?) è “bellissima giornata”. Perché qui e oggi un serial killer della democrazia in Usa non perde un voto.