Turchia, il premier Erdogan attacca facebook: "E' ripugnante"

ANKARA – In vista di manifestazioni indette dal popolo di internet contro un controverso regolamento di filtri per l'accesso alla rete in arrivo in Turchia, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha sentenziato che Facebook e' ''una tecnologia cattiva''. Il primo ministro, dichiaratamente conservatore e leader del partito islamico-moderato Akp, durante un comizio elettorale ha sostenuto che sul social network puo' essere immessa ogni sorta di immoralita' rendendola accessibile a tutti. ''Facebook e' una tecnologia cattiva. Le pagine di facebook sono ripugnanti e orrende'', ha detto ieri il premier secondo quanto riferisce oggi il sito del quotidiano d'opposizione Hurriyet ricordando pero' che Erdogan ha una propria pagina che ''piace'' peraltro a 770 mila utenti. Il premier, secondo i sondaggi, e' sicuro vincitore delle parlamentari del prossimo 12 giugno. Le dichiarazioni arrivano in vista delle manifestazioni preannunciate per domenica a Istanbul e in altre citta' turche ma anche europee (Colonia, Vienna e Amsterdam) per protestare contro il filtraggio di internet che scattera' dal prossimo agosto su una rete dove gia' migliaia di siti (tra i 5.000 e i 37 mila, secondo le stime) sono bloccati in base ad una legge e altre misure criticate anche dal gruppo americano Freedom House. Con lo slogan ''Non toccate la mia internet'', le manifestazioni autopromosse da forum e social network hanno ricevuto adesioni che Hurriyet accredita in circa 600 mila. La nuova regolamentazione, dal 22 agosto, imporra' agli utenti della rete di scegliere fra quattro filtri attraverso cui accedere al web. La motivazione e' quella di consentire ai genitori di impedire che figli piccoli possano finire su siti pornografici attraverso un sistema facoltativo di adesione ai filtri che esiste, sostengono le autorita' turche, anche in Usa, Gran Bretagna, Germania e Austria. Il principale partito di opposizione, il socialdemocratico e laico Chp, sostiene che il regolamento e' invece ''la dichiarazione di morte di internet in Turchia'' e la stampa avversaria di Erdogan fa paralleli con le censure di Cina, Corea del Nord e Iran. Gia' si annunciano ricorsi fino alla Corte europea dei diritti dell'Uomo.

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