TUTTI I MEDIA CON OBAMA DESTANO PROCCUPAZIONE

di Stefano

Il Corriere (con Repubblica gran parte della stampa italiana) è pro-Obama, è un fatto. Un po’ mi preoccupa. Fare il tifo va bene per il calcio. In politica internazionale mi piace meno. Obama di per sé non mi dispiace. Ma questa investitura messianica che – on both sides of the pond, di qui e di là dall’Atlantico – gli viene data, stimola il bastian contrario che è in me. Quindi mi volgio cimentare in un rapido fuoco di fila di dubbi. Moltti scrivono  piu’ o meno «basta con questo Partito repubblicano». Ok, ma Camera e Senato sono democratici da due anni. Di solito le amministrazioni che hanno dalla loro le Camere risultano fallimentari (vedi, a lungo, la presente). Obama è uomo nuovo, ma la sua politica è classicamente democratica: siano le promesse di un sistema sanitario pubblico senza spiegare che per pagarselo gli americani dovrebbero quasi raddopiare le tasse. L’attuale crisi dei mercati finanziari non è parto esclusivo dei repubblicani o della deregulation. Obama è il secondo maggiore beneficiario della lobby di Fannie Mae, Rahm Emanuel era membro del Consiglio di amministrazione. McCain è un brav’uomo con una concreta tradizione bipartisan, di centro e in opposizione anche agli estremisti del proprio partito. Obama è un estremista che è venuto verso il centro di recente, quanto efficacemente non si sa poi bene. Si parla tanto dell’inesperienza della Palin, ma lei ha «ben» due anni da governatore, Obama è a zero. Ma lui è candidato presidente, mica vice. McCain è uno capace di rischiare di suo per uscire dagli schemi. Al di là degli slogan, Obama ha votato (quando c’era), rigidamente sulla linea di partito; leadership? Poca. Infine: la linea aggressiva della campagna repubblicana può essere inelegante, ma che dire del dileggio di Palin «contadina deficiente» e McCain «tecnologicamente impedito»? Dobbiamo fare a chi ha iniziato prima?

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