Qui e ora, negli anni 2023 e 2024 che sono il nostro perscrutabile presente, lo stop alla guerra in Ucraina è praticabile solo in un modo: il ritorno delle truppe russe dietro le linee che occupavano prima del 24 febbraio 2022. Qui e ora, primavera e probabilmente estate 2023, non ci sono le condizioni minime perché accada.
Perché un stop alla guerra con i russi dietro le linee precedenti l’invasione significa per Putin ritirata. E i russi dietro le linee febbraio 2022 significa per Zelensky rinuncia a parte di quello che era territorio ucraino prima del 2014, no solo la Crimea ma anche parti consistenti del Donbass.
Cosa può costringere Putina a dare l’ordine di lasciare Mariupol e Kherson?
Cosa può dunque costringere Putin a dare l’ordine di lasciare Mariupol e il Kherson meridionale, a dare l’ordine della ritirata. Ritirata senza vittoria, accattando obtorto collo una sorta di non sconfitta? E cosa può costringere Zelensky e gli ucraini ad amputare il comandamento della integrità territoriale ucraina, ad accettare altrettanto obtorto collo di scambiare terra in cambio di pace? Costringere, cosa e chi può farlo? Possono provare a farlo in due, solo se lo fanno insieme e congiuntamente.
Xi e Biden
Solo Xi e la potenza della Cina possono costringere Putin alla ritirata, alla non vittoria/non sconfitta. Solo Biden e la potenza degli Usa possono costringere Zelensky e gli ucraini ad accettare i confini di fatto, a trasformare quella che era una linea di demarcazione del fuoco nel 2022 in confini di Stato. Possono se lavorano insieme. Non è detto ne siano capaci, e siano in condizione e, anche volendo, che ci riescano. Ma altro stop, altro quadro, altra via, altra configurazione per uno stop alla guerra qui e oggi non c’è.