Ad Udine, nell’ospedale Santa Maria della Misericordia, medici e infermieri si fanno riprendere in pose sorridenti in alcune fotografie che sono state poi pubblicate su Facebook. Niente di male, se non fosse che nelle foto appaiono anche alcuni malati, a dispetto della legge sulla privacy. Un fatto grave come ha fatto notare il direttore dell’ospedale Carlo Favaretti.
A pubblicare le foto è stata un’infermiera del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Udine. La donna, che ha 29 anni, nel pomeriggio ha confessato «fra le lacrime – riferisce una nota dell’Azienda ospedaliero Universitaria Santa Maria della Misericordia – di essere l’autrice dell’iniziativa». L’infermiera ha spiegato che la foto pubblicata su Facebook e finita sulla prima pagina del Corriere della Sera ritraeva una collega operata d’urgenza e consenziente. «Sono mortalmente dispiaciuta – ha ripetuto – pensavo che il mio album fosse privato e le foto visibili solo ai miei amici».
L’assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Vladimir Kosic, ha affermato che: «L’ospedale ha già aperto un fascicolo d’inchiesta e andrà fino in fondo, in sintesi dovrebbero venir accertati l’eventuale violazione della legge sui dati personali, dei regolamenti interni sul comportamento dei dipendenti dell’Azienda ospedaliera e del Codice deontologico dei professionisti sanitari».
Sulla vicenda si è espresso anche il Pd attraverso Alberto Losacco, responsabile propaganda del partito: «Facebook è un sistema utilissimo e moderno, tuttavia la pubblicazione di foto di malati intubati è una gravissima violazione della privacy dei soggetti interessati e della necessaria discrezione dovuta nei confronti delle altre persone. Spero, quindi, vengano subito rimosse. Essere in un villaggio globale impone le stesse regole di civiltà che regolano i rapporti tra le persone nel mondo reale. Non siamo certo il partito delle censure, soprattutto quando si tratta di comunicazione, tuttavia è necessario fissare un limite. Un limite che gli operatori di Facebook dovrebbero in qualche modo cercare di garantire».