Il “mister” rappresentava un punto di riferimento, un modello per i giovani aspiranti calciatori del suo team. Per loro, era il fulcro di un microcosmo in cui speranze e sogni di diventare come lui si intrecciavano. Ma dietro questa facciata si nascondeva qualcosa di oscuro. Gli esperti agenti del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale di Genova, su segnalazione di alcuni genitori, hanno scoperto la sua doppia vita. Attraverso i social media, l’allenatore si fingeva una ragazzina per adescare giovani atleti, chiedendo e ottenendo da loro foto e video di natura sessuale. Il suo arresto ha scosso la comunità della Valpolcevera, nei dintorni di Genova, e ha gettato nello sconforto i giovani che lo consideravano un punto di riferimento. Quello che sembrava un caso di ‘sexstorsion’ si è rivelato essere un abuso sessuale su minori.
Il giovane allenatore, di soli 25 anni e da poco abilitato dalla Figc, aveva adescato una decina dei suoi giovani atleti, tutti minorenni, utilizzando le loro stesse coetanee come esca. Le indagini hanno rivelato che sulle sue apparecchiature informatiche erano presenti oltre 300 file sospetti, suggerendo che il numero delle vittime potesse essere molto più alto. Durante la convalida dell’arresto, il giovane allenatore ha ammesso le proprie responsabilità e ha fornito prove delle sue azioni, citando una decina di casi in cui si era fatto passare per una ragazza coetanea per agganciare i giovani atleti, sfruttando la loro fiducia.
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