La mappa dell’usura in Italia si potrebbe tracciare attorno al Mezzogiorno. Sono le regioni del sud le più colpite dal racket delle estorsioni: la Campania vanta lo sfortunato primato, seguita da Puglia e Sicilia.
La logica dello strozzinaggio attecchisce meno al nord, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto e il Trentino Alto Adige.
L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha tracciato l’identikit delle aree a maggiore rischio usura sulla base di un’elaborazione in cui sono stati messi a confronto alcuni indicatori regionalizzati, riferiti al 2008: la disoccupazione, i fallimenti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze e impieghi registrati negli istituti di credito.
«Dimensionare l’usura o le estorsioni solo attraverso il numero di denunce – sottolinea il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – non è molto attendibile perché il fenomeno rimane in larga parte sommerso e risulta quindi leggibile con difficoltà, approssimazione e attendibilità relativa. Per questo abbiamo messo a confronto ben 8 sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedeltà questa emergenza. Ma quello che forse pochi sanno – conclude Bortolussi – sono le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi per artigiani e commercianti sono le scadenze fiscali a spingere molti operatori economici nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni».
Il tasso di usura rilevato in Campania, a cui spetta la maglia nera, è di 173 (pari al 73% in più della media Italia), in Calabria 161 (61% in piu’ rispetto alla media), in Puglia 144 (44% in più) e in Sicilia 143 (43% in più). Mentre sul podio degli “intoccabili” dagli strozzini o quasi, stanno il Trentino Alto Adige con un indice di rischio usura pari a 50 (50% in meno della media nazionale), seguito dalla Valle d’Aosta con 61 (39% in meno), dal Veneto con 66 (34% in meno) e dall’ Emilia Romagna con 68 (32% in meno).