Var, queste le regole: rigore è quando arbitro…

Var, queste le regole del calcio: rigore è quando arbitro...
Var, queste le regole: rigore è quando arbitro… (nella foto, il rigore fischiato all’Inter contro la Fiorentina)

ROMA – “Rigore è quando arbitro fischia”, sintetizzava l’indimenticato Vujadin Boškov tagliando gambe e corpo alle polemiche con il suo pragmatismo. Così era una volta. Oggi ‘rigore è’ quando l’arbitro fischia e, nell’auricolare, nessuno gli dice nulla. Oppure quando l’arbitro fischia, viene richiamato, aspetta, controlla il monitor e rifischia. Piaccia o no, è il calcio nell’era del Var, del video assistent referee.

Il bello del calcio sono anche le chiacchiere da bar prima e dopo le partite. Le polemiche sui fuorigioco, sui falli e sui rigori. Quante volte abbiamo partecipato a questo rito e in quante canzoni e film lo abbiamo visto raccontato; come in ‘Mediterraneo’ quando, dopo un atterraggio d’emergenza sull’isola greca occupata dall’improbabile contingente italiano impegnato in un’accanita sfida calcistica, il pilota dice: “Comunque l’ho visto, non era rigore”.

L’avvento del Var non ha mandato in soffitta tutto ciò, e per certi versi è anche una fortuna perché, appunto, la polemica è parte stessa del calcio. Almeno sino a che non diventa scontro e sino a che rimane nell’alveo delle discussioni tra tifosi e appassionati. Non l’ha eliminato perché, come spesso ripetono i vertici del calcio, non era quello il suo compito mentre, compito del Var, è aiutare nelle decisioni. E non l’ha eliminato perché, come è evidente, il fattore umano esiste e persiste.

L’arbitro rimane comunque l’ultimo a decidere e, in quanto umano, è fallibile. Non esistono infatti casi di esseri umani infallibili, eccetto quelli che lo sono per dogma religioso. Il rigore al 51esimo del secondo tempo di Fiorentina-Inter ne è la dimostrazione. I più, compresi gli interisti per interesse di parte e anche il sottoscritto, sono convinti che non ci sia fallo né quindi rigore perché la palla non tocca la mano ma la spalla del giocatore nerazzurro. E così la pensava anche l’addetto al Var di quella partita che ha richiamato l’arbitro Abisso. Ma proprio Abisso, prima e dopo aver rivisto l’azione, e non solo lui, è rimasto invece convinto che il tocco ci sia e sia di mano. Quindi rigore.

Le interpretazioni e quindi le polemiche rimangono e rimarranno finché ci sarà il calcio, a meno di renderlo un gioco virtuale. Ma il Var, e su questo hanno ragione i succitati vertici del calcio, è un valido, anzi validissimo aiuto. Il suo uso è limitato ad alcune situazioni di gioco, i falli da rigore, i gol, l’assegnazione dei cartellini e in generale il chiaro errore dell’arbitro in campo. In questi casi il Var, e cioè gli addetti, anche loro uomini, che controllano i monitor e i replay possono richiamare l’arbitro per fargli rivedere, ed eventualmente riconsiderare, la sua decisione. Arbitro che può comunque decidere liberamente perché a lui e solo a lui spetta la decisione finale.

Comprensibilmente i tifosi interisti si sono infuriati dopo la partita del Franchi e meno comprensibilmente lo hanno fatto i dirigenti di quella squadra, omettendo le volte che il Var gli ha restituito giustizia, compresi un gol e un rigore nella stessa gara. Mentre i ‘puristi’ del calcio che era hanno storto il naso perché, sempre in quella partita, quasi 13 minuti sono stati spesi a consultare il Var. Un’enormità rispetto ai novanta giocati. Ma quante gioie avrebbero avuto quei puristi se il Var fosse esistito già negli anni ’80…

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